Open e dintorni, il ritorno di Craxi. Renzi lo imita, Sala lo evoca

30 Nov 2019 18:05 - di Giacomo Fabi

Chissà se in questi giorni di travaglio giudiziario Matteo Renzi avrà ripensato a Bettino Craxi. E soprattutto al discorso che il leader socialista tenne alla Camera mentre tutto intorno ardeva il sacro fuoco dell’indignazione popolare alimentato dai magistrati di Tangentopoli. Tra i due, sia chiaro, la distanza è siderale. Anche perché all’antipolitica Renzi ha lisciato il pelo. Il game over twittato dopo l’espulsione di Berlusconi dal Senato e le dimissioni imposte ai ministri Lupi e Guidi, neanche indagati, fanno di lui una sorta di apprendista stregone, sovrastato e sconfitto dalle forze da egli stesso evocate.

Bobo Craxi: «Renzi ha spalleggiato certo moralismo»

È esattamente quel che scrive Bobo Craxi in una nota che sarebbe di solidarietà per le vicende giudiziarie abbattutesi su Open, la fondazione dell’ex-Rottamatore: «Io rimprovero a Renzi una cosa sola, l’aver spalleggiato un certo moralismo nella politica, un novismo populista che gli si è ritorto contro, ma è un destino che non è legato solo a lui… i prossimi – vaticina Craxi Jr. – saranno i 5Stelle». Renzi è conosciuto per l’indisponibilità a riconoscere i propri errori. E tutto lascia pensare che non comincerà ora. Ma è di tutta evidenza che la decisione della procura di Firenze di passare al setaccio tutti i finanziatori di Open è destinata a lasciare il segno. A maggior ragione se si considera che la notizia delle perquisizioni è stata accolta nella maggioranza di governo più con soddisfazione che con preoccupazione.

A Milano si discute se intitolare una strada al leader socialista

E anche qui c’è qualcosa d’antico. Perché anche ai tempi della morente Prima Repubblica non pochi partiti erano convinti di salvarsi offrendo in pasto il Cinghialone alla procura di Milano. Ma non fu così e con Craxi crollò l’intero sistema. Con quella storia, così come con altre della nostra tormentata vicenda nazionale, non abbiamo mai fatto i conti fino in fondo. Tanto è vero che a vent’anni dalla morte di Craxi ancora si litiga a Milano sulla possibilità di intitolargli una strada. Il presidente della regione Fontana, leghista, è d’accordo. Contrario invece Sala, il sindaco del Pd, pur auspicando una riflessione sullo statista socialista. È l’eterno derby tra demonizzazione e rimozione. In questo senso, Renzi è candidato solo ad essere uno dei tanti e – come ha detto Bobo Craxi – neppure l’ultimo della lista.

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