Mes, l’accusa da brividi di Borghi (Lega): l’Italia si è impegnata per 111 miliardi

25 Nov 2019 17:24 - di Redazione
Mes

Il Mes o Fondo salva-Stati prefigura una stangata per gli italiani. A lanciare l’allarme  l’economista Claudio Borghi che, sul suo profilo Twitter, ha pubblicato una tabella esplicativa. In essa sono contenuti  i dati relativi ai versamenti per il fondo dell’Ue. “La vedete questa tabella – cinguetta il leghista -. Indica quanto capitale del MES abbiamo già versato (14.33 mld) e quanto è il capitale sottoscritto (125,40 mld). La differenza tra i due (111 miliardi) è quanto ci siamo impegnati a versare a semplice richiesta entro sette giorni”. O meglio, quanto Giuseppe Conte si è prodigato ad assicurare ai vertici dell’Unione europea. Rispondendo alle domande dei suoi follower il leghista si concede qualche risposta ironica, destinata, però, a sollevare comunque motivi di discussione. “Quello che manca – scrive l’esponente del Carroccio – lo Stato lo può tranquillamente prendere con un click dai nostri conti bancari. Lo ha già fato Amato nel 1992”.

Il tutto sarebbe avvenuto, secondo le accuse della Lega, senza che il Parlamento ne fosse al corrente o che potesse esprimere un parere o un voto. Una mossa risalente a giugno, quella del premier, che potrebbe gravare sulle spalle degli italiani. E il bello è che i soldi del Mes, che da qualche parte bisognerà tirare fuori, si vanno ad aggiungere alle nuove tasse contenute nella manovra di bilancio.

Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni e altri esponenti, si è già schierata contro una riforma che chiama “eurofollia”. Meloni ha scritto su Twitter: “Conte ha dato ok a riforma fondo salva Stati (mes) senza coinvolgere il parlamento, che entro dicembre sarà chiamato a ratificare questa nuova eurofollia: una super troika onnipotente. Fdi farà barricate contro ennesimo tradimento verso il popolo”.

Palazzo Chigi in una nota aveva fatto sapere  che la revisione del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) “non è stato ancora sottoscritta” e che non c’è stata “nessuna firma né di giorno né di notte”.

Le opposizioni sono all’attacco, il M5S chiede chiarimenti: in questo clima di incertezza il premier Conte riferirà al Senato il 10 dicembre, nell’ambito delle comunicazioni che precedono il Consiglio europeo in programma il 13.

Commenti

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  • sergio la terza 26 Novembre 2019

    Questo uomo ignorante in politica e paraninfo manda l’Italia in rovina FERMATEVI.