M5S, arriva la diagnosi del gaffeur Toninelli: «Tutta colpa del “non parlo perché è scomodo”»

23 Nov 2019 10:55 - di Massimo Baiocchi
Toninelli

Sprofondano, i Cinquestelle. Per loro è buio totale. Crollano nei sondaggi, si dilaniano all’interno. Liti furibonde, dichiarazioni di fuoco, trappole. Peggio del peggior partito. La rivoluzione si è addormentata. Anzi, è finita prima ancora di cominciare. E ora dice la sua anche Danilo Toninelli, uno dei più impopolari esponenti del M5S.

Una prima diagnosi l’aveva anticipata il giorno del Rousseau: «Ho votato! Ho votato pensando a quelle persone che sotto la luce delle 5 stelle hanno dato tanto senza chiedere nulla in cambio. Ho votato per quelle persone, poche o tante che siano, che quel giorno di gennaio in cui si voterà in Emilia Romagna e in Calabria non vedono l’ora di impugnare la matita e fare una bella X sulle 5 stelle. Ho votato per dire stop ai troppi ragionamenti strategici che ci hanno portato a soffrire di ansia da consenso. Quel maledetto consenso che da quando rincorriamo stiamo perdendo».

Ora arriva la sentenza finale. «Il fallimento del Movimento 5 stelle è aver iniziato a ragionare come un partito», afferma l’ex ministro. «La logica del non parlo di quell’argomento perché è scomodo non va bene». Proprio lui dice questo, sussurrano. Quando Toninelli ha parlato, il risultato non è stato neppure accettabile: una gaffe dopo l’altra. È stato accusato di tutto, di impreparazione e di poca capacità.

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