Lecce, nell’agguato del 25 ottobre a un boss i clan mafiosi usarono persino i kalashnikov
Un agguato in stile mafioso, durante il quale sono stati esplosi più di una decina di colpi. Conclusosi con il solo ferimento della vittima nonostante i ripetuti tentativi dei killer. E’ quanto hanno ricostruito la Direzione distrettuale antimafia di Lecce e i carabinieri del Comando provinciale del capoluogo salentino. Ora hanno sottoposto a fermo uno dei presunti autori del tentato omicidio di Antonio Amin Afendi, 28 anni. Il fatto avvenne la sera dello scorso 25 ottobre a Casarano. Con tutta probabilità nell’ambito di una guerra di mafia tra due clan. In manette Giuseppe Moscara, 25 anni, pregiudicato ritenuto vicino al clan Montedoro e incastrato dall’analisi delle telecamere di un supermercato. Mediante software sofisticati è stato ricostruito il volto del presunto autore e ricostruito l’accaduto. Secondo gli investigatori tutto è legato all’omicidio di Augustino Potenza. Avvenuto il 26 ottobre 2016 cui seguì il ferimento di Luigi Spennato, un mese più tardi. Sia Spennato che Afendi erano molto vicini a Potenza, considerato un capo clan. Entrambi erano in predicato di prenderne il suo posto dopo l’omicidio. In tutti e tre i fatti di sangue sono state usate armi da guerra potenti come i kalashnikov ma anche altri fucili.
Lecce, scene da autentico Far West
La scena dell’ultimo episodio è appariva su una telecamera di videosorveglianza. Afendi è rimasto ferito dalla scarica di fucilate subito dopo essersi messo al posto di guida della sua vettura. Si è rifugiato dietro la carrozzeria, finchè non c’è stata una pausa. Quindi è tornato a piedi nell’abitazione da cui era uscito. I killer a bordo di una berlina nera si sono fermati poco più avanti. Uno di loro ha esploso altri colpi, poi è andato sul lato passeggero della Golf ma non ha trovato nessuno. Un testimone anonimo ha parlato di due persone, delle quali una incappucciata e vestita di nero. La vittima prima ha confermato questa versione poi l’ha cambiata spiegando di averne notata una sola. L’ipotesi più probabile è che ci fossero due persone, anche se è stato l’autista ad agire nel secondo tentativo di uccidere Afendi.
I carabinieri cercano armi e droga
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Lecce, Luigi Spennato era amico e socio di Augustino Potenza. Con lui aveva condiviso una lunga detenzione e una vicenda giudiziaria dalla quale entrambiuscirono assolti. Per tali motivi, dopo la sua morte violenta, era in predicato di sostituirlo al vertice del clan. Afendi non era solo amico di Potenza, di cui conserva l’immagine nella propria auto, ma, dopo la morte dello stesso, aveva anche preso il suo posto al fianco della vedova. Le modalità mafiose sarebbero rese evidenti anche dall’utilizzo di più armi delle quali almeno un fucile mitragliatore da guerra. Dalle indagini emerge che, dopo la disarticolazione della cellula capeggiata da Tommaso Montedoro, Afendi abbia cercato di acquisire il controllo delle attività criminose. I carabinieri del Comando provinciale e uno squadrone di Cacciatori di Puglia e unità cinofile dell’Arma di Modugno, sono impegnati nella ricerca di armi e droga.