Il risveglio dei monarchici: l’Umi a congresso sognando Amedeo d’Aosta re d’Italia

21 Nov 2019 11:59 - di Valerio Falerni
Umi

La crisi politica è sempre più crisi di sistema. E rischia seriamente di trasformarsi in crisi istituzionale. Di tanto sono convinti i monarchici dell’Umi che da venerdì a domenica prossimi celebreranno all’hotel Massimo D’Azeglio di Roma il loro XIII Congresso nazionale. A guidarli, Alessandro Sacchi,  55 anni, da sette alla guida anni dell’Unione. Napoletano e avvocato, Sacchi coltiva da sempre un unico, ambizioso, obiettivo: scrostare la patina di vecchiume dall’Umi. E fare dell’ideale monarchico un’opzione politica a tutto tondo, ben diversa dalla versione caricaturale tutta titoli nobiliari e stemmi araldici che se ne dà.

Il presidente Sacchi: «L’Umi non è più un club di nostalgici»

«Per decenni siamo stati quelli, un po’ fuori dal mondo, che si lamentavano del referendum del 1946 celebrato in maniera poco pulita», premette l’avvocato. «Oggi – prosegue – la nostra associazione è frequentata da persone perfettamente inserite nei settori produttivi della società civile». Sacchi si rivolge a professionisti, studenti e persino operai. «È nostro dovere – spiega – adeguare strategie e strutture in vista delle nuove sfide imposte dai nuovi tempi».  Insomma, stop all’«aventinismo politico» e  avanti con la modifica della Costituzione proprio laddove ogni modifica è proibita: la forma repubblicana dello Stato.

Obiettivo: abolire l’articolo 139 della Costituzione

Il sogno di Sacchi e dei monarchici dell’Umi è l’abolizione dell’articolo 139, il lucchetto che blinda la Repubblica. «Perché l’Italia del terzo millennio non dovrebbe sognare il cambiamento?», è il suo interrogativo ammiccante. Quello vero – spiega – consiste nel sottrarre la figura del Capo dello Stato al clima da campagna elettorale permanente che finisce per coinvolgere anche il Quirinale. «Le democrazie parlamentari meglio funzionanti sono le monarchie d’Europa», rivendica Sacchi. E il sogno dell’Umi si chiama Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. «Sarebbe un grande re, un arbitro terzo ed imparziale. E poi – conclude con un inchino all’anti-Casta – i re costano molto meno dei presidenti».  

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Raphaël M 21 Novembre 2019

    Dal Belgio , paese con la forma istituzionale dello Stato,di essere una Monarchia parlamentare e costituzionale , paese federale dal 1993 voluto dal Re Baldovino qualche mese prima della sua scomparsa inopinata ,mi permetto di confermare le dire del Presidente dell’UMI sulla forma dello Stato istituzionale .

    Alessandro ,caro amico mio , sono con te , e con tutti gli altri dell’UMI . Con Amedeo d’Aosta come Re ,l’Italia le suoi glorie ,la sua credibilità al livello nazionale ed internazionale .

  • MICHELE MASTROMARINO 21 Novembre 2019

    Magari