Il Corriere premia la reporter che elogia le donne che si arruolano con l’Isis: il Califfato meglio dell’Occidente?

16 Nov 2019 13:12 - di Redazione
il Corriere

Il Corriere della sera, o meglio il gruppo Rcs, ha assegnato il premio Maria Grazia Cutuli a Azadeh Moaveni. Moaveni, reporter americana di origini iraniane, ha raccontato la storia delle donne dell’Isis. In un’intervista allo stesso Corriere ha spiegato il suo punto di vista: secondo lei l’ideologia di Isis sarebbe incompresa dall’Occidente. Inoltre  – aggiunge – “sono rimasta scioccata dalla facilità con cui le femministe occidentali hanno trattato queste seconde generazioni di ragazze musulmane europee reclutate dall’Isis come le ‘cattive’ della storia (anziché come vittime di una tragedia) e dalla velocità con cui le hanno disconosciute: non erano più britanniche o tedesche…”. Le europee che sono diventate jihadiste, a loro volta, pensavano a una scelta di emancipazione… L’Isis infatti offriva alle donne la possibilità di ruoli politici importanti. Meglio foreign fighters, insomma, che madre e moglie amorevole.

Il Corriere premia una reporter che elogia le donne jihadiste

In pratica serviva un punto di vista più indulgente, o addirittura compiacente, verso le donne che hanno scelto il Califfato. E questo punto di vista sarebbe proprio quello di Azadeh Moaveni. Un punto di vista che il gruppo Rcs ha stabilito di premiare con un premio che ricorda una giornalista assassinata in Afghanistan.

Una scelta con poco senso logico. Criticata in un pezzo che compare sul blog di Nicola Porro. Il pezzo è di Alessandro Rico il quale scandalizzato tira le somme: ora vogliamo dire che l’Isis tratta meglio le donne dell’Occidente?

Il principale quotidiano nazionale – scrive Rico – “commemora una sua giornalista pubblicando i vaneggiamenti di una reporter che sembra indicare nell’Isis un campione dell’emancipazione femminile. E che dà la colpa degli arruolamenti di donne occidentali nella jihad ai «genitori conservatori». Poverine: queste vittime del maschilismo corrono ovviamente tra le braccia dei fondamentalisti islamici. Loro sì che promettono «ruoli importanti». Ad esempio, quello delle schiave sessuali: la fine che fanno di solito le eroine sensibili alle sirene del Califfato”.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *