FdI lancia l’allarme: «A Lampedusa troppe barche dei migranti “dimenticate” nel porto» (video)

18 Nov 2019 13:03 - di Aldo Garcon
Fratelli d'Italia

«Le barche dei migranti sono in balia delle onde nel porto di Lampedusa. Le barche poste sotto sequestro non rottamate e “dimenticate” nel porto rischiano di danneggiare le altre imbarcazioni e i pescherecci locali». La denuncia arriva dai deputati Maria Carolina Varchi e Ciro Maschio. I due parlamentari di FdI hanno presentato un’interrogazione al governo per denunciare «un’emergenza di cui nessuno parla e che è tornata a galla in questi giorni di maltempo».

FdI: interrogazione sul porto di Lampedusa

Scrivono i parlamentari di Fratelli d’Italia: «Secondo quando riportato dalle fonti di stampa, alcune imbarcazioni rimarrebbero ormeggiate al molo fino al loro naturale deterioramento nelle acque del porto. A seguito del quale scattano i conseguenti vincoli ambientali che complicano ulteriormente la procedura di rimozione. Tutto ciò con relativi onerosi costi che le amministrazioni locali non sono in grado di affrontare. Come è facile immaginare, il porto rappresenta per l’isola di Lampedusa, che detiene il triste primato del maggior numero di sbarchi, una infrastruttura fondamentale sotto diversi punti di vista. L’economia di questa bellissima isola si basa su turismo e pesca».

La denuncia dei pescatori locali

Secondo la denuncia dei pescatori locali, scrivono i parlamentari di Fratelli d’Italia, «ci sono circa cento metri di banchina disponibile in tutta Lampedusa per l’attracco dei pescherecci». «Un decimo di quanto servirebbe, visto che i pescherecci sono una quarantina. A luglio 2019 – scrivono Varchi e Maschio – ci sarebbero state circa 230 imbarcazioni da rottamare nel molo Favarolo, tutte arrivate all’inizio dell’anno. Di cui 150 a terra, 44 galleggianti e sei-sette affondate, più un’altra cinquantina depositate presso l’ex base Loran. Ci sono, poi, gli aspetti legati al rischio di inquinamento ambientale delle acque del porto commerciale di Lampedusa dopo l’affondamento delle imbarcazioni sequestrate. Spesso cariche di gasolio pronto a riversarsi in mare. Inoltre alcune imbarcazioni sono state ammassate in uno spiazzale nelle vicinanze del porto. Tutto ciò senza alcun controllo né operazioni di pulizia. Con conseguente danno per l’igiene e la salute pubblica. Non è possibile gestire una simile situazione d’emergenza con i tempi ordinari della legge e della burocrazia pubblica – concludono –  ma servono provvedimenti straordinari».

 

Commenti

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  • Francesco Ciccarelli 19 Novembre 2019

    Chi paga l’ormeggio per questi natanti mal ridotti?