«Dilettanti allo sbaraglio»: Gino Paoli le canta al governo. E sulla mancata Gronda: «I contrari? Degli str…i»

26 Nov 2019 18:29 - di Chiara Volpi
Gino Paoli

Gino Paoli le canta al governo. Si complimenta con l’amministrazione di centrodestra di Genova. Concorda con il governatore Toti sul fatto che la Liguria sia «isolata». E, soprattutto, le suona a chi è contrario alla Gronda. «Non esiste ancora e questo è da ascrivere a chi di dovere. So che c’è gente che è contraria. E che sono soltanto degli str…i». Non usa mezzi termini, insomma, Gino Paoli, che ospite di Un giorno da pecora su Rai Radio1, commenta l’attuale situazione delle infrastrutture nella sua amata Liguria. Una regione che, come noto, sta vivendo un momento drammatico.

Gino Paoli le canta al governo e le suona a chi è contrario alla Gronda

«Sembra che il Padreterno ce l’abbia con noi. Finisce una cosa e ne inizia un’altra. Siamo nell’occhio del ciclone da un bel po’»… Secondo Paoli la responsabilità dei diversi problemi alle infrastrutture «è dello Stato» perché, aggiunge, «c’è un articolo della Costituzione dove si dice che lo Stato deve pensare al benessere dei cittadini. Il controllo quindi non può esser demandato ad altri. Dipende dallo Stato. O almeno dovrebbe dipenderne». Poi però, per quanto concerne l’amministrazione attuale di Genova si profonde in complimenti e riconoscimenti. «Loro fanno, si sono mossi molto bene. Mi va benissimo che ci siano persone così, che si muovono». Non solo: riguardo a Toti, che ha parlato di una Liguria totalmente isolata, il cantautore genovese dichiara: «Ha ragione. In effetti è isolata: per andare da est a ovest ci vuole non so quanto tempo»…

Ma si complimenta con l’amministrazione di centrodestra di Genova

Gino Paoli le suona a chi è contrario alla Gronda e le canta al governo. Governo che definisce senza mezzi termini composto da «dilettanti allo sbaraglio». Reggerà? Chiedono al cantautore in diretta radiofonica. «È difficile capire cosa abbiano in testa» replica laconico Gino Paoli. Ma l’intervistatore di Un giorno da pecora non molla la presa:«Potrebbe esser Luigi Di Maio a dare una scossa positiva all’esecutivo?», lancia la provocazione. «Di Maio? Le disgrazie non vengono mai sole…» la replica inequivocabile. «In che senso? Ribatte il conduttore. «Secondo me la disgrazia è generale. Quindi…»…Più chiaro di così. Poi si passa a Grillo, amico e concittadino di Gino Paoli che, senza lasciarsi intimorire, racconta: Beppe è partito per far qualcosa per cambiare il mondo. L’unico rimprovero che gli faccio è che queste cose si fanno a 18 anni, non a 70».

Quel retroscena sulla nascita dei Cinque Stelle che…

Poi, evidentemente annoiato dai resoconti, passa a svelare un retroscena inedito. «Facemmo una riunione per convincere Grillo a non creare il Movimento: eravamo io, Renzo Piano, Arnaldo Bagnasco e mia moglie. Quello più cazzuto era sempre Renzo Piano, il quale diceva che la politica si fa col proprio mestiere». Poi, riferendosi al periodo precedente alla discesa in campo di Grillo, il cantautore chiude con quella che sembra un’iperbole, ma che in realtà è più una visione lungimirante: «Per convincerlo a non dar vita ai 5S gli dicevo qualcosa delle mie esperienze, quando ho fatto politica»… Ma evidentemente non è bastato a far demordere Grillo…

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