Carceri, l’assistente parlamentare arrestato per mafia chiese la testa dei vertici del penitenziario di Agrigento
Carceri ancora nella polemica. Antonello Nicosia, l’assistente parlamentare arrestato per mafia chiese la testa dei vertici del penitenziario di Agrigento. La vicenda è raccontata dal sindacato di Polizia penitenziaria Sappe, Sindacato autonomo Polizia penitenziaria. “Come noto, di recente il signor Antonello Nicosia è finito in manette. Nicosia era l’ex assistente di una parlamentare di Italia Viva -. Nicosia è accusato di intermediazione con associati alla criminalità organizzata. Aveva libero accesso negli istituti come collaboratore di parlamentare o come osservatore di diritti dei detenuti. Così ha avuto modo di richiedere ai vertici del ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria la sospensione dal servizio del Direttore e del Comandante della C.C. di Agrigento”.
Carceri, il Sappe scrive al ministro Bonafede
“Tali richieste – scrive il Sappe – sono state fatte in modo veemente e riportate con enfasi su tutte le testate giornalistiche regionali e nazionali. Le richieste hanno presumibilmente comportato disagio, imbarazzo e sbigottimento non solo sugli interessati, ma su tutto il personale dell’amministrazione e del Corpo di Polizia penitenziaria. Che quotidianamente svolge con abnegazione e sacrificio la propria attività, al servizio del Paese. A seguito dell’arresto di Nicosia per i gravissimi fatti contestati, tali richieste, sin da subito considerate ingiuste e palesemente infondate agli occhi esperti di carcere, assumono una connotazione ancora diversa e più inquietante”. Il sindacato Sappe ha trasmesso la lettera al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini.
Nicosia, membro del comitato nazionale dei Radicali italiani, era stato arrestato insieme con altre 4 persone. L’accusa: aver veicolato messaggi fuori dalle carceri. In manette anche il capomafia di Sciacca Accursio Dimino. Secondo la Procura avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e anche ordini. Nicosia ha accompagnato la deputata Pina Occhionero (ex LeU e di recente passata a Italia Viva, che risulta estranea alla vicenda) in alcune ispezioni all’interno delle carceri siciliane. Durante quelle visite i boss avrebbero affidato all’assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all’esterno.