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Calabria, scoperto traffico di beni archeologici per milioni di euro. 23 arresti, 123 indagati
Beni archeologici, smantellata rete criminale
Si tratta di una vera e propria organizzazione criminale con contatti in Italia e all’estero. In grado di piazzare in mezza Europa reperti archeologici per milioni. Vasi, lucerne, statuette, monete, piatti, fibule, monili del periodo della Magna Grecia. Attraverso case d’asta i reperti finivano nelle mani di collezionisti pronti a pagare cifre da capogiro. In ballo ci sono non solo beni archeologici di immenso valore, ma anche un business milionario. Una stima approssimativa dei pezzi sequestrati ruota attorno ai 2 milioni di euro.
L’operazione ha portato alla luce un’autentica rete criminale, ramificata anche fuori dai confini. Le indagini, scattate nel 2017 con il contributo di Europol ed Eurojust, hanno permesso di recuperare reperti archeologici in tutta Europa.
Giorgio Salvatore Pucci e Alessandro Giovinazzi sono finiti in carcere come capi dell’associazione criminale. Altri 21 sono ai domiciliari. Avvisi di garanzia sono stati notificati ad ulteriori 80 persone. Decine di perquisizione sono state eseguite anche all’estero.
Secondo gli investigatori, i reperti preziosi sono stati tutti trafugati in diversi siti nell’area di Crotone e Cosenza. Talvolta le squadre di “tombaroli” si presentavano persino con le ruspe. Scavavano veri e propri crateri per poi setacciarli con metal detector di ultima generazione. Operazioni costosissime con strumentazioni sofisticate. Il lavoro degli inquirenti non è ancora finito. Adesso l’obiettivo degli inquirenti è trovare il fiume di denaro che il traffico ha generato e tutti i suoi affluenti.