Brunetta a Conte: «In due mesi il governo ha fatto sette retromarce. Siete tutti follower»

6 Nov 2019 15:19 - di Michele Pezza
Brunetta

Il Conte bis rischia di essere consegnato alle cronache come il governo dei dietrofront. «Li abbiamo contati. Fin qui sono stati almeno sette», assicura sarcastico Renato Brunetta in un’editoriale pubblicato su Il Riformista, il quotidiano diretto da Piero Sansonetti.  Sette retromarce, incalza il parlamentare “azzurro“, «su altrettanti provvedimenti palesemente sbagliati». Puntiglioso com’è, Brunetta ha stilato anche l’elenco dei dietrofront di Palazzo Chigi e della maggioranza giallo-rossa che lo sostiene. Si va dalle merendine alle partite Iva, alle sanzioni ai commercianti. E poi affitti, imposta sulla casa, spese sanitarie e, da ultimo, auto aziendali.

Brunetta: «E le retromarce aumenteranno»

«Il numero, però – avverte responsabile economico di Forza Italia -, potrebbe essere destinato a salire ulteriormente, visto che i provvedimenti dovranno passare al vaglio del Parlamento nei prossimi giorni». In poche parole, abbiamo un governo che cambia idea praticamente su ogni decisione. Anche se quella stessa decisione è stata presa il giorno prima. «Il risultato di tutte queste marce indietro – si legge ancora nell’editoriale di Brunetta – è una gran confusione e un’incertezza sui contribuenti che si tradurrà in minori investimenti e consumi». I continui tiremmolla della maggioranza di governo, tuttavia, non riverbera riflessi impietosi solo sul fronte del fisco e dell’economia. Ma anche, se non soprattutto, sulla credibilità dell’Italia.

I capi della maggioranza? «Più follower che leader»

«È evidente, poi, – aggiunge Brunetta – l’emersione di una debolezza politica del governo sia sul fronte del consenso, che percepisce già come risicato, sia dal lato della strategia». A mancare, infatti, è «un’idea di fondo, un’anima, una prospettiva di lungo periodo». Il Conte bis, insomma, tira a campare. E per giunta lo fa in misura assolutamente autoreferenziale. «Non c’è nessun dialogo serio con i corpi sociali e le associazioni di categoria», denuncia il parlamentare. Sconsolata, ma politicamente ineccepibile, la conclusione dell’editoriale di Brunetta: «Siamo davanti a dei follower più che leader politici».

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