Alan Kurdi, sbarcati a Taranto gli 88 clandestini della Ong tedesca. E l’invasione continua
L’invasione continua. Gli sbarchi degli immigrati sono all’ordine del giorno, anche se il ministro dell’Interno minimizza e dice che non c’è nessuna invasione. L’ultimo è quello della Alan Kurdi. Sono sbarcati a Taranto i migranti a bordo della nave dell’Ong tedesca Sea Eye. La Alan Kurdi aveva a bordo 88 migranti soccorsi la settimana scorsa a largo della Libia. Il porto era stato indicato dal ministero dell’Interno e le 88 persone a bordo, tra cui cinque minori e alcune donne incinte, saranno distribuiti in quattro Paesi: Germania e Francia accoglieranno 60 migranti, il Portogallo 5 e l’Irlanda 2, in Italia dovrebbero rimanere 21. A bordo della nave sono stati eseguiti i controlli sanitari e non sono state riscontrate problematiche. Una volta a terra i migranti, dopo aver ricevuto le prime cure, sono stati trasferiti all’hotspot per l’identificazione.
Alan Kurdi, il via libera allo sbarco
Il via libera allo sbarco della Alan Kurdi è arrivato sabato dal Viminale: a quel punto, la nave ha fatto rotta verso Taranto mentre nella città pugliese si predisponevano mezzi e personale di soccorso per gestire le fasi dello sbarco. La Alan Kurdi era attesa per otto di questa mattina ma è arrivata circa mezzora dopo. Sabato scorso la nave è stata intercettata a largo della Libia da alcune motovedette della Guardia Costiera del paese africano. I mezzi provenienti da Tripoli hanno raggiunto la Alan Kurdi mentre era in corso il soccorso dei migranti. I libici sostenevano che quel tratto di mare era di propria competenza, intimando ai membri della Sea Eye di non far salire a bordo le persone che erano in quel momento dentro un barcone in difficoltà.
Le pressioni delle Ong
Per tal motivo sono stati esplosi in acqua alcuni colpi di arma da fuoco. Poi il soccorso è andato avanti, con 92 migranti fatti salire a bordo della Alan Kuri. Quattro di loro sono stati fatti sbarcare in questi giorni per motivi sanitari, l’ultimo proprio ieri. Già da giorni, non solo la Sea Eye ma anche le altre Ong avevano iniziato a fare pressioni sul governo e sull’Europa affinché arrivasse il via libera allo sbarco.