Traini, confermata la condanna in appello a 12 anni per la sparatoria di Macerata
Arriva la conferma della condanna in appello a 12 anni di carcere per Luca Traini. Il 3 febbraio 2018 il giovane di Corridonia ferì, a colpi di pistola, sei immigrati a Macerata. Nel corso di un raid, a bordo della sua auto, Traini sparò contro gli immigrati per vendicare l’omicidio di Pamela Mastropietro. La ragazza romana era stata uccisa e smembrata da uno spacciatore nigeriano, l’ex-rifugiato Innocent Oseghale.
Traini: «Mi aspettavo la condanna per strage»
«Mi aspettavo la condanna per strage», ha detto Traini uscendo dall’aula dove si è svolto, di fronte ai giudici della Corte d’Assise d’Appello, il processo, con rito abbreviato e a porte chiuse».
«Ora – ha aggiunto il 30enne – aspetto la verità anche per Pamela. Osegale non può aver fatto tutto da solo».
Il legale: «Speravo in una diminuzione di pena»
La condanna in appello ricalca esattamente quanto chiesto dal Pubblico ministero. Il pm aveva sollecitato la conferma della sentenza di primo grado. Il legale di Traini, Giancarlo Giulianelli, aveva chiesto, invece, per il suo assistito gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.
Prima dell’udienza l’avvocato Giulianelli aveva ribadito tesi e istanze difensive. Quindi esclusione del reato di strage e dell’aggravante di odio razziale. E aveva avanzato la richiesta dell’applicazione delle attenuanti generiche.
«Speravo in una diminuzione di pena, magari nel riconoscimento delle attenuanti generiche», ha commentato l’avvocato di Traini.
«Traini è molto tranquillo – ha aggiunto Giulianelli – Ne avevamo parlato e si era preparato a questa possibilità».
L’avvocato del giovane: «Era preparato a questa condanna»
Traini sta scontando attualmente la pena nel carcere anconetano di Montacuto. Questa mattina, scortato dalla polizia penitenziaria, è arrivato in Tribunale a bordo di un furgone.
«Ero in auto e stavo andando in palestra quando ho sentito per l’ennesima volta alla radio la storia di Pamela», raccontò Traini spiegando le ragioni del suo gesto. «Sono tornato indietro – aggiunse – ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola».
Agli investigatori raccontò che la storia di Pamela gli aveva riportato alla mente una vicenda molto simile. Quella di un suo amore passato, una ragazza tossicodipendente e vittima, secondo Traini, di uno spacciatore immigrato.