Sindaco del padovano diffida il Viminale: «Nel mio Comune non voglio profughi»

16 Ott 2019 15:08 - di Davide Ventola

Un sindaco del Padovano ha diffidato il prefetto e il ministro dell’Interno dall’assegnare migranti al suo Comune. Fa discutere la decisione di Tiberio Businaro, sindaco leghista di Carceri (Pd), che ha scelto di formalizzare la propria diffida.

Businaro si rifiuta di ospitare «persone di origine ignota generalmente definiti “profughi”. In specie privi di originali documenti di riconoscimento o di qualsiasi riferimento relativo alla loro storia giudiziale». In caso contrario, prosegue Businaro, ritengo il prefetto e il ministro Lamorgese «direttamente responsabili per la causazione di danni a cose o a persone derivanti dal comportamento dei profughi».

Il sindaco veneto ha argomentato la decisione. «Grazie alla scelta politica dei “porti chiusi” il ministro Salvini era riuscito a ridimensionare i numeri degli sbarchi e quindi dei morti in mare, come si evince dal cruscotto statistico degli “Sbarchi e accoglienza migranti” sul sito del Ministero dell’Interno, dal 2017 al 2018 sono diminuiti il numero dei migranti da 106.876 a 21.119». Tuttavia, il cambio di strategia del nuovo governo ha già invertito questa tendenza. Tanto che nel mese di settembre sono aumentati più del 170% rispetto allo stesso mese del 2018, da 947 a 2.500.

Infine, aggiunge Businaro, il Viminale respinge circa il 70% delle richieste di asilo.. Le procedure di richiesta comportano ingenti costi. Oneri pesanti in termini di carichi di lavoro per l’apparato amministrativo e giudiziario italiano. Inoltre, i presunti “rifugiati” comportano importanti risorse economiche per la loro gestione . Da qui la diffida formale, un vero e proprio atto di disobbedienza civile.

Il precedente del sindaco trevigiano

Per trovare un’iniziativa del genere, bisogna tornare indietro di due anni. Il sindaco del Comune di Santa Lucia di Piave, Riccardo Szumski, aveva scritto all’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti  «L’amministrazione comunale – scriveva il primo cittadino del comune trevigiani – restituisce i 5.000 euro qui pervenuti come elemosina per l’accoglienza di dieci presunti profughi nella canonica parrocchiale di Sarano. Come ripetutamente comunicato da due anni a questa parte alla prefettura competente questa amministrazione non intende partecipare ad alcun programma di accoglienza stante la situazione dei tagli ai trasferimenti ai quali la nostra comunità è stata sottoposta negli anni, pur essendo virtuosa nei conti da sempre».

Commenti

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  • Sergio BEGGIO 17 Ottobre 2019

    Sono d’accordo con Businaro Sindaco, non si può ospitare persone senza documento di riconoscimento e altri documenti fedina penale ecc….