Saad Hariri getta la spugna. Il Libano festeggia le dimissioni del premier
Saad Hariri alla fine s’è dimesso. Il premier libanese ha ceduto alle proteste di piazza e ha gettato la spugna. ”Sto andando al palazzo Baabda per consegnare le dimissioni nelle mani del presidente Michel Aoun” ha annunciato. E l’ha fatto esattamente dopo 12 giorni di manifestazioni antigovernative in tutto il Libano. Hariri s’è perciò appellato al popolo. Augurandosi che ”mantenga la stabilità e la sicurezza del Paese”. ”I ruoli vanno e vengono, ma la dignità e la sicurezza del Paese sono più importanti”, ha aggiunto. Rivolgendosi a ”tutti i partner politici”, Hariri ha detto che ”oggi la nostra responsabilità è quella di trovare i modi per proteggere il Libano e risanare l’economia”. Secondo lui infatti questa è una “possibilità seria che non deve essere sprecata”. Sarà. Intanto i manifestanti nel centro di Beirut hanno iniziati i festeggiamenti. Le bandiere sventolano in tutte le piazze del Libano. Le contestazioni scoppiarono il 17 ottobre, contro il carovita e la crisi economica. Sono cresciute di giorno in giorno, aumentando di spessore e assumendo un carattere politico. Superate le differenze settarie tutti si sono uniti nel chiedere le dimissioni del governo del premier. La miccia che ha scatenato la rivolta a Beirut è stato l’annuncio di nuove tasse su beni e servizi di largo utilizzo. Tra cui l’app di messaggistica WhatsApp, il tabacco e la benzina. Il nuovo pacchetto avrebbe dovuto essere approvato il 22 ottobre. Ma il governo ha fatto marcia indietro. Saad Hariri ha pure annunciato un pacchetto di riforme. Che prevedeva, tra l’altro, la riduzione del 50 per cento degli stipendi dei ministri e dei deputati. L’abolizione del ministero dell’Informazione e la formazione di un panel anti-corruzione. Per la piazza non è bastato.