Russiagate, giallo sulle date dell’incontro fra Mifsud e Papadopoulos alla Link University (video)
C’è un giallo nello scandalo Russiagate. E riguarda le date dell’incontro fra Joseph Mifsud, l’enigmatico professore maltese scomparso nel nulla, e George Papadopoulos, il consulente della campagna Trump. Il docente è poi finito nei guai per l’inchiesta del procuratore Robert Mueller.
Mifsud potrebbe, invece, aver conosciuto Papadopoulos prima del marzo 2016.
La versione ufficialmente accreditata da Papadopoulos nel suo libro “Deep State Target” e poi ribadita in diverse interviste, sembra contraddetta da un carteggio. E’ uno scambio tra Martin Wilson, project manager di Lcilp, il London Centre of International Law Practice, e Vincenzo Scotti, fondatore e presidente della Link Campus University.
La versione Papadopoulos e il rapporto Mueller sul Russiagate
Secondo la versione di Papadopoulos, ripresa anche nel Rapporto del procuratore Mueller sul Russiagate, il «primo incontro» con Mifsud avvenne il 12 marzo del 2016. L’incontro fu proprio nella sede della romana Link University. Dove una delegazione della Lcilp, della quale Papadopoulos faceva parte, era in vista per un seminario.
Pochi giorni prima, Papadopoulos era salito a bordo della campagna elettorale di Donald Trump, come consulente per il settore dell’energia.
E’ da qui, secondo il Rapporto Mueller, che parte il Russiagate. Perché Mifsud, poche settimane dopo il “primo incontro” alla Link, offrirà a Papadopolus il materiale “sporco” su Hillary Clinton. Materiale in possesso dei russi.
Lo scambio di mail fra Scotti e Wilson sulla delegazione
In uno scambio di email del 3 marzo 2016, Vincenzo Scotti riceve da Wilson, il project manager dell’Lcilp, l’elenco dei membri della delegazione che sarà in visita a Roma. E tra quei nomi compaiono anche quelli di Papadopoulos, che per il Centro londinese ha il ruolo di “Director – Centre for international Energy and Natural Resources Law & Security“e Nagi Idris, direttore dell’Lcilp.
Da notare che nei documenti pubblici del London Centre of International Law Practice, almeno a partire dall’ottobre del 2015, Mifsud era indicato come “Director International Strategy Development“.
Si tratta di una circostanza che accrediterebbe la versione fornita da Vincenzo Scotti. L’ex-ministro democristiano nega qualsiasi ruolo della sua Università nell’affaire Russiagate.
Scotti, inoltre, nega anche che Mifsud avesse un ruolo di docente all’interno dell’ateneo romano.
Il sospetto di Trump su Mifsud agente provocatore
Tuttavia, nel Rapporto Mueller, si legge: «Circa una settimana dopo aver firmato come consulente per la politica estera (della campagna Trump, ndr), Papadopoulos si recò a Roma, in Italia, nell’abito del suo incarico nell’Lcilp. Lo scopo del viaggio era incontrare funzionari affiliati con la Link Campus University, un’istituzione a scopo di lucro guidata da un ex-rappresentate del governo italiano (l’ex-ministro democristiano, Vincenzo Scotti, ndr). Durante la visita, Papadopoulos fu presentato a Joseph Mifsud».
Sempre nel Rapporto Mueller, Mifsud viene descritto come un «cittadino maltese, che aveva lavorato alla London Academy of Diplomacy di Londra. Sebbene Mifsud lavorasse fuori da Londra e fosse anche affiliato con la Lcilp, fu a Roma che Papadopoulos lo incontrò per la prima volta».
La circostanza viene ora ripresa anche nella contro-inchiesta sul Russiagate condotta dall’attorney general William Barr e dal procuratore John Durham. Che sono stati in visita a Roma due volte, ad agosto e a settembre, per chiedere ai vertici della nostra intelligence notizie sul misterioso Mifsud, scomparso nel nulla da mesi.
La contro-inchiesta condotta dall’Amministrazione Trump punta a dimostrare che Mifsud sia stato in realtà un agente provocatore, manovrato dall’Amministrazione Obama, col concorso di governi amici dell’epoca (Australia, Regno Unito e Italia), per infiltrare la campagna di Trump e tenere sotto scacco il tycoon in caso di elezione.