Roma, paura sul bus: bulgara punta le forbici contro un bambino di 5 anni. Denunciata
Calci ad una giovane donna di origine americana e forbici minacciose puntate contro suo figlio di appena cinque anni. Non è la scena di un vecchio spaghetti-western ambientato nel sempre mitico Far West, ma una giornata di ordinaria follia in autobus pubblico di Roma. Protagonista, una bulgara 47enne senza fissa dimora ed in evidente stato di alterazione, come purtroppo capita d’incrociare sempre più frequentemente sui mezzi pubblici della Capitale. Questa volta si trattava del 492, il bus che dalla Stazione Tiburtina va verso la zona di Baldo degli Ubaldi.
La bulgara era in evidente stato di alterazione
Se la storia del mezzo dell’Atac si è risolta solo in un grande spavento e in parecchia irritazione, lo si deve solo all’intervento dei carabinieri del Nucleo radiomobile, allertati dai passeggeri del mezzo infastiditi dalle minacce della donna. Merito anche dell’autista, che ha immediatamente bloccato l’autobus una volta sentito il trambusto che si sviluppava alle sue spalle. Così, quando i carabinieri sono saliti a bordo non hanno dovuto fare altro che bloccare la bulgara, disarmarla delle forbici che aveva prima estratto e denunciarla per interruzione di pubblico servizio, minaccia aggravata e detenzione di oggetti atti ad offendere. L’autobus è rimasto fermo per circa 40 minuti.
La mamma del bimbo presa a calci
Secondo la ricostruzione dei passeggeri, la bulgara – forse ubriaca o psichicamente instabile – aveva cominciato subito ad infastidire le persone presenti sul mezzo dell’Atac. Ne è scaturito un furioso diverbio, durante il quale la donna ha inveito soprattutto contro la 29enne di origine americana. Al culmine, le ha prima sferrato un calcio e poi ha puntato le forbici, fulmineamente estratte dalle tasche, verso il figlio della ragazza, di soli cinque anni. Fortuna ha voluto che proprio in quel momento salissero a bordo del mezzo i carabinieri, nel frattempo inviati dalla centrale operativa del Gruppo di Roma a seguito delle numerose chiamate fatte dagli altri passeggeri impauriti e dall’autista del bus che aveva arrestato la marcia.