Rom invadono l’ospedale a Bergamo: minacciano i sanitari e occupano un reparto per un mese (Video)

16 Ott 2019 15:37 - di Redazione
rom invadono l'ospedale

Rom invadono corsie e sale d’aspetto. Succede tutto in un ospedale di Bergamo. Al nosocomio Papa Giovanni XXIII si sono vissuti drammatici attimi di panico. L’irruzione di un nutrito gruppo di rom. Le minacce a medici e infermieri intervenuti per riportare la situazione alla normalità. La paura in corsia. Comincia tutto un venerdì sera, al secondo piano dove si trovano i  reparti di nefrologia e oncologia. In mezzo, la sala d’aspetto occupata dalla banda di nomadi…

Rom invadono un ospedale a Bergamo

Tutto esplode un venerdì. E un mese dopo l’area dell’ospedale è ancora occupata da una dozzina di rom. A portare alla ribalta l’incredibile vicenda – documentata anche da un video – è Il Giornale sul suo sito che, riportando in un servizio in esclusiva le testimonianze de dipendenti dell’azienda ospedaliera che sono voluti rimanere anonimi, denuncia l’incresciosa vicenda. «Sono lì da un mese e più. “Fanno il bello e il cattivo tempo”, racconta sconvolta una fonte dell’azienda sanitaria. Richiedono prestazioni inutili, alzano la voce, ci minacciano. Una situazione assurda».

Occupano sala d’attesa e corridoi per un mese

L’incubo comincia a settembre. Invasione e occupazione partono in sordina. I rom si aggirano per corsie e reparti e si accomodano sui divanetti di una sala d’aspetto vicina a dopo un parente ammalato è in attesa di assistenza. E i corridoi del nosocomio all’improvviso diventano un circo infernale. Come raccontato dalla fonte citata poco sopra: «Una roba senza un minimo di igiene. Sono venuti anche con i bambini che andavano in giro per l’ospedale con bici e monopattini». Sulle prime personale medico e sanitario chiudono un occhio. Poi la situazione degenera quando ormai il controllo è sfuggito di mano ai dipendenti. E così, una parte dei nomadi si trasferisce in stanza col familiare ricoverata. Un’altra si accampa spudoratamente nella sala d’aspetto. Nessun rispetto degli altri pazienti. Degli altri visitatori. Di chi in quell’ospedale lavora.

Minacce a medici e infermieri

Come se le regole valessero per tutti, tranne che per i rom. I quali, con arroganza e prepotenza, a un certo punto pretendono anche cuscini e lenzuola. Inutile provare a contrastarli e a porre fine al presidio abusivo. E giù con un interminabile via vai di 30-40 persone per volta in visita al paziente da cui tutto è partito. E da cui tutto è continuato per un mese di minacce ai camici bianchi. Tre dei quali sono stati «esonerati dalle guardie notturne» su veemente indicazione dei nomadi. Un mese di scontri sulle terapie da somministrare alla congiunta malata. Un mese di proteste, rivendicazioni, occupazione. Poi, lunedì pomeriggio la paziente è deceduta. E contrariamente alle aspettative, il caos si è domato. Nonostante la minaccia a un medico riportata dal Giornale ammonisse: «Vede quanti siamo qua? Se succede qualcosa alla sua paziente, veniamo in tanti e facciamo un casino. Perché noi non abbiamo paura della polizia». Nonostante quel mese di tensione e panico.

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