Reddito di cittadinanza all’ex brigatista rossa, cresce la protesta: «È ripugnante»
Cresce la protesta. Sui social commenti a valanga, «vergogna», «uno schiaffo alle famiglie delle vittime». Rabbia e stupore: «Non ci sono scuse, hanno sbagliato». E si levano voci da più parti, tutti chiedono un intervento immediato. lnaccettabile il reddito di cittadinanza a Federica Saraceni, ex Br condannata per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona.
La protesta del sindacato di polizia Mosap
«Sicuramente non fa bene a noi, non fa bene ai cittadini, non è un bel segnale». Fabio Conestà, segretario generale del sindacato di polizia Mosap, commenta all’Adnkronos i«Poi, per carità, ne avranno anche diritto ma chi si è reso responsabile di atroci delitti non può essere destinatario di un diritto che invece dovrebbe spettare a chi delinquente non è. Evidentemente c’erano le condizioni perché prendesse il sussidio, ma un po’ di amarezza si prova».
L’amarezza di Alberto Torregiani
«È un controsensoche una persona che ha colpito il Paese per diversi anni, creando il terrore, ora usufruisca di benefici da parte di quello stesso Paese che ha colpito». Lo afferma Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, ucciso quarant’anni fa da un commando dei Pac davanti alla gioielleria di famiglia a Milano. Secondo Torregiani, che nello stesso agguato in cui il padre morì fu gravemente ferito e da allora è costretto sulla sedia a rotelle, «è discutibile» che la ex Br percepisca il sussidio ma «il problema di fondo è a monte se ci sono le condizioni che glielo permettono. Chissà quanti delinquenti, magari anche mafiosi, stanno percependo il reddito di cittadinanza».
Parla Pasquale Tridico, presidente dell’Inps
«Metterei una norma assoluta per cui chi ha commesso atti di questo tipo non dovrebbe avere diritto a nessun tipo di sostegno». Lo dice in un’intervista a La Verità il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. «Questo dovrebbe prevedere la legge. Io sono d’accordo con lei che questo è un caso effettivamente ripugnante: una persona che ha attaccato lo Stato, ottiene dallo Stato. Non è un caso di reato comune, io capisco il punto, ma paradossalmente oggi se l’istituto non desse il reddito a chi ha i requisiti per riceverlo potrebbe essere chiamato a rispondere in una controversia per danni. Per un caso molto simile a quello della Saraceni abbiamo ricevuto una sentenza contraria».
Quel reddito di cittadinanza all’ex br è ripugnante
«Penso che una riflessione sia già in corso», aggiunge. «Il reddito di cittadinanza alla signora Saraceni può dar fastidio anche a me e capisco che possa essere ripugnante una persona che ha commesso quel tipo di reati, ma secondo me lei dovrebbe scrivere anche degli altri eventuali strumenti di sostegno al reddito che questa signora può ricevere. Perché non va a vedere se abbia incassato il bonus bebè oppure se riceva il sostegno alla mensa per i figli, oppure se abbia avuto l’assegno di maternità o il sostegno all’asilo nido».
I requisiti patrimoniali ed economici
E alla domanda se questi aiuti possano essere ottenuti anche da chi è ai domiciliari Tridico risponde: «La legge non fa differenze su queste misure introdotte dai precedenti governi. Tali strumenti di assistenza al welfare vengono erogati alle persone se hanno i requisiti patrimoniali ed economici che la legge richiede. La Saraceni si trova ai domiciliari, quindi vive a proprie spese e non è mantenuta dal Dipartimento degli Affari Penitenziari, è sotto un certo reddito e mi risulta abbia anche figli a carico», spiega. «Occorre immaginare questa misura come un sostegno, un reddito minimo, che evita che le persone finiscano sotto la soglia di povertà. Lo ripeto il problema esiste – aggiunge – Si può decidere che un individuo non debba mai ricevere aiuti perché ha avuto una condanna anche 20 anni prima o anche se sta a casa. Oppure si può stabilire che 10 anni di purgatorio dalla condanna siano sufficienti e distinguere tra carcere e domiciliari».