Pd diviso dal M5S. Orfini: «Le alleanze naturali si basano sulla politica, non sui numeri»

18 Ott 2019 17:07 - di Matzio Dalla Casta
Orfini

Ad impressionare di Matteo Orfini è soprattutto la sua fronte spaziosa. Inultimente spaziosa, secondo i suoi detrattori. Sbagliando, però. Anzi farebbero, costoro, bene a leggerne l’ultimo tweet e, subito dopo, a rivedere il loro affrettato giudizio. E semmai spedirlo, per dirla con De Gregori, ad un indirizzo nuovo: quello di Nicola Zingaretti per la precisione. Già, è proprio lui, il segretario del Pd, il bersaglio dell’ironico e nel contempo amaro tweet vergato da Orfini. A dividere i due, tanto per cambiare, è l’alleanza con i Cinquestelle. Per Orfini, che del Pd fu presidente nell’era Renzi, mettersi sotto braccio a Di Maio è stato come ingurgitare fiele. Zingaretti, invece, prima vi si è acconciato ma poi ci ha preso gusto.

Orfini contesta Zingaretti

Tanto è vero che ora l’alleanza vorrebbe estenderla ovunque presagendo – chissà perché – future, immancabili vittorie. Sarà stato anche per questo che, nel motivarla, gli è scappata la frizione accappottandosi in una spiegazione senza capo né coda. In pratica l’ha definita «quasi naturale» perché «insieme facciamo il 48 per cento». Vero è, come diceva qualcuno, che il numero è potenza. Ma qui siamo alla dittatura dell’aritmetica. E come se è ora americani e cinesi decidessero di scegliersi reciprocamente quali alleati «quasi naturali» perché insieme totalizzano circa due miliardi di persone. E i dazi e tutto il resto? Seguiranno, come l’intendenza di Napoleone.

Il leader del Pd aveva definito i 5Stelle «alleati quasi naturali»

«Ma che ragionamento è?», twitta giustamente indignato Orfini, il cui pensiero non fa una grinza: «Allora aggiungiamo anche la Lega perché tutti insieme arriviamo all’80 per cento? Ma le idee, i valori, la politica contano». Difficile dargli torto. Stupisce semmai Zingaretti. Chissà, forse è talmente divorato dall’ansia di segnare un gol come segretario del Pd dal non accorgersi di esporsi al ridicolo. E il ridicolo, si sa, in politica uccide. Tanto più se, a differenza della fronte spaziosa di Orfini, la sua testa è lucida solo in apparenza.

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