Ora s’inventano anche un collegamento tra Moro, i Nar e i Servizi deviati. E ci casca anche Mentana…

12 Ott 2019 14:58 - di Massimiliano Mazzanti
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Caro direttore,
Ormai, siamo alla pura follia, al processo contro Gilberto Cavallini per la strage del 2 agosto. Stamane, la stampa dà notizia dell’avvenuto deposito di una memoria, redatta dalle parti civili, in cui emergerebbero collegamenti tra i Nar e i servizi segreti “deviati”. Quegli stessi servizi che potrebbero avere avuto un ruolo nel sequestro di Aldo Moro.
Cosa collegherebbe i Nar ai “servizi deviati”? Il fatto di aver avuto un covo in via Gradoli 65, cioè, nella stessa strada in cui Mario Moretti impiantò la “prigione del popolo” in cui lo statista della Dc fu prigioniero. Secondo le ricerche dello scomparso senatore Sergio Flamigni, lo stabile con l’appartamento affittato dalle Brigate Rosse apparteneva a una società riconducibile ai “servizi segreti”. E tale società era gestita da Domenico Catracchia.

Il covo dei Nar a via Gradoli

Domenico Catracchia, avendo fatto parte delle società di costruzione di svariati immobili di via Gradoli, per la verità, amministrava molti appartamenti della zona. Orbene, il covo delle Br era nello stabile di via Gradoli 96 ed è questo preciso stabile che sarebbe riconducibile a società dei servizi. Per le parti civili al processo 2 agosto, però, questo particolare non interessa. Il fatto che il covo Nar – di cui si ebbe notizia nel 1981, tre anni dopo il delitto Moro e con Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini già agli arresti – fosse invece al numero civico 65 poco importa: se è dei servizi il primo, dev’essere dei servizi anche il secondo.
Il ragionamento viene sviluppato per oltre 50 pagine di memoria, ma in nessuna di queste si documenta che lo stabile al civico 65 appartenga a società riconducibile ai “servizi”. Semplicemente si trova lungo la stessa strada, seppur dal lato opposto, ma questo basta alle “parti civili” per attribuirlo ai servizi. Peraltro, siccome pare che il Catracchia si occupasse anche dello stabile al civico 65, ci sarebbe anche la “prova del nove”. Ricapitolando: a collegare i Nar ai “servizi” che avrebbero affidato a Moretti il covo in cui tenere prigioniero il presidente della Dc c’è solo il nome della via e quello di un amministratore condominiale. Tale amministratore, pur essendo stato oggetto di indagini e verifiche per il caso Moro, non risulta essere mai stato affiliato ai “servizi” stessi.

Il secondo covo dei Nar

Inoltre, di un secondo covo dei Nar in via Gradoli – come il primo, affittato per poche settimane nell’autunno del 1981 -non solo non si dimostra per nulla che appartenesse a società strane, ma, nella memoria, manco si capisce dove effettivamente fosse. Ciò nonostante, appena diramata la sintesi della memoria, anche un giornalista del calibro di Enrico Mentana si è bevuta la fake-news, titolando subito un post dedicato a questa non-notizia: “Due pagine nerissime per la nostra democrazia”. Semmai, di oscuro, in questa storia, c’è solo il modo in cui si sviluppano le indagini e certi servizi giornalistici.  

Commenti

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  • maurizio pinna 12 Ottobre 2019

    Sinistri e meschini, negano la Storia e costruiscono le storielle e pure i giustizialisti: ti inventano il passato per rovinarti il futuro.