Olio di oliva italiano, è boom di prodotti taroccati: i falsi aumentati dell’87,5 per cento

15 Ott 2019 18:52 - di Redazione
olio

Olio di oliva sempre più taroccato. Boom di olio d’oliva fuori legge infatti, falso o irregolare. Con una crescita del +87,5% in dieci anni. Emerge da un’elaborazione di Unaprol, l’Unione nazionale dei produttori olivicoli, su dati Icqrf. È in relazione al sequestro di due tonnellate di falso olio extravergine di oliva. È accaduto al porto di Palermo nell’ambito delle attività di contrasto alle frodi alimentari dell’agenzia Dogane. L’analisi biochimica – spiega Unaprol – ha rilevato che la merce era olio di oliva lampante non commestibile. Una persona è stata denunciata. “Si tratta dell’ultimo esempio di come singoli criminali o gruppi più o meno ramificati abbiano messo gli occhi sul mercato dell’oro verde italiano. Una situazione preoccupante per questo è importante che vengano eseguiti controlli sia sulla filiera ma non solo. Dalla produzione all’imbottigliamento, sia sulla destinazione dei fondi europei. Per evitare che vadano a chi viola le regole, truffa i consumatori o nasconde intrecci con il crimine organizzato”.

L’olio di oliva vale 1,5 miliardi di euro

L’olio d’oliva nazionale vale quasi 1,5 miliardi di euro di export nel mondo. Rappresenta un’eccellenza a livello globale con il maggior numero di extravergini a denominazione in Europa. Si tratta di un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà in produzione. Quest’anno la raccolta dovrebbe crescere dell’80% arrivando a 315 milioni di chili. Mentre le importazioni nel primo semestre 2019 hanno raggiunto i 297 milioni di chili, mentre i primi dati globali provvisori indicano che la Spagna dovrebbe produrre 1,35 milioni di tonnellate, mentre la Grecia sfiorerà le 300mila tonnellate. La pressione delle importazioni in Italia è molto forte tanto che nel 2018 – spiega Unaprol – l’antifrode europea ha scoperto oliva extravergine greco commercializzato come italiano e olio vergine di oliva greco venduto come olio extravergine. “Non dobbiamo abbassare la guardia sui controlli – conclude Granieri – per evitare che qualche furbo faccia arrivare olio di bassa qualità sulle tavole dei consumatori danneggiando i produttori onesti”.

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