Nel Lazio la Cisl chiederà di costituirsi parte civile nei casi di aggressioni ai medici
Sulle aggressioni ai medici riceviamo da Vanessa Seffer e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
«Tolleranza zero non è soltanto uno slogan, ma una reale necessità. Come Cisl Medici Lazio abbiamo deciso di chiedere di poterci costituire parte civile nei procedimenti penali in caso di aggressione a un medico nostro iscritto, durante lo svolgimento della attività lavorativa. E ciò allo scopo di tutelare i nostri professionisti». Così in un comunicato Luciano Cifaldi, segretario generale della Cisl Medici Lazio, e Benedetto Magliozzi, segretario della Cisl Medici Roma Capitale/Rieti.
Se il medico sbaglia, riflettori accesi
Quando si parla di reati nel mondo sanitario, la principale e forse unica attenzione va agli eventuali reati da ascrivere a danno del medico. Subito, sui mezzi di informazione, parte la ricerca del nesso di causalità tra condotta ed evento. Troppo spesso ne deriva una inappellabile sentenza mediatica scritta a priori, che magari scatta fin dal sequestro delle cartelle cliniche, come se questo atto fosse di per sé una sentenza di condanna. Quindi, grande attenzione alla responsabilità medica in ambito disciplinare e nel processo civile, penale e alle conseguenze amministrativo contabili. Grande attenzione alla cosiddetta “perdita di chances” da parte del paziente.
Quando è vittima grande distrazione
Poi, invece, quando si parla di aggressioni ai medici, allora c’è una specie di dimenticatoio collettivo. Una perdita della memoria, a volte un’alzata di spalle e un franco menefreghismo sia sull’episodio in sé sia per il fatto che la notizia è diventata una non-notizia, visto il perpetuarsi quotidiano di questi casi.
«Ma aggredire un medico è reato o no? Se lo è – prosegue il comunicato – allora come Cisl Medici Lazio continuiamo nella nostra battaglia quotidiana per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per il risveglio della coscienza collettiva e, forse missione impossibile, per il risveglio della classe politica. Si occupi di questo fenomeno delle aggressioni ai camici bianchi legiferando nel senso della certezza delle pene e dell’inasprimento delle stesse».
Il danno al Sistema sanitario nazionale
Le aggressioni fisiche e le violenze realizzate a danno del personale sanitario comportano, oltre al pregiudizio diretto in capo alla vittima, anche un danno conseguente in capo alle Aziende del Sistema sanitario nazionale, quali datori di lavoro. Le Aziende si trovano private temporaneamente o, nei casi più gravi, definitivamente della prestazione del professionista. E sul piano non patrimoniale vedono lesa la propria sfera giuridica di ente esponenziale della collettività. Quindi le Asl subiscono una vera e propria lesione alla propria finalità istituzionale di tutela, costituzionalmente garantita, della salute pubblica. Oltre a una evidente lesione dell’esercizio di un pubblico servizio.
La Cisl pronta a costituirsi parte civile
«Come ha ricordato anche il segretario nazionale della Cisl Medici, dottor Biagio Papotto, sul piano processuale le Aziende sanitarie sono pienamente legittimate a far valere la pretesa risarcitoria costituendosi parte civile. Del resto, solo così possono ottenere il pieno ristoro del pregiudizio patrimoniale e del danno non patrimoniale. Non avendo avuto notizia di iniziative in tal senso da parte delle aziende del Ssn, allora come Cisl Medici Lazio avanzeremo tramite i nostri legali la richiesta di costituirci parte civile».