«Manovra debole e controproducente». Gli economisti bocciano il governo
È senz’altro vero, come scrive sul Corriere della Sera il sondaggista Nando Pagnoncelli, che la manovra economica del Conte-bis piace a più della metà degli italiani (55 per cento). Ma è altrettanto vero che a far pendere verso il gradimento il piatto della bilancia è soprattutto il taglio del cuneo fiscale. Significa che il quando a luglio gli stessi italiani si accorgeranno che l’agognato bendiddio si limita a un pugno di euro in più busta paga, il gradimento tramuterà in delusione.
Su 30 miliardi 23 serviranno a non far scattare l’aumento Iva
In realtà, il vero motivo di sollievo è il mancato aumento dell’Iva. Apposta Renzi e Di Maio proprio là sono accorsi a piantare le loro bandierine con grande disappunto del premier Conte. Nessuno di loro però ha osato spiegato che la misura è costata 23 miliardi su complessivi 30. Tutto il resto assomiglia maledettamente ad un matrimonio con i fichi secchi: un po’ qua e un po’ là, ma senza il benché minimo straccio di soluzione capace di invertire la tendenza e far decollare la crescita. Insomma, la manovra è lo specchio del Conte bis: un pannicolo caldo in attesa di tempi migliori.
Forza Italia: «La manovra sprofonda nel ridicolo»
Lo riconoscono più o meno tutti quelli che non hanno portato il cervello all’ammasso. Tra i critici più severi, il forzista Brunetta cita Cottarelli, già Mister Forbici, e Baldassarri, già viceministro in quota An, che l’hanno definita «minuscola e controproducente». Poi Brunetta ci mette il carico da undici: «La manovra presentata dal ministro Gualtieri – attacca – sta sprofondando subito nel ridicolo e nelle sue contraddizioni». È tutto nei numeri, spiega l’ex-ministro, perché si tratta di «una manovra che investe il 2 per cento di deficit in 3 anni per guadagnare soltanto lo 0,4 per cento di Pil». In valore assoluto significa investire più di 30 miliardi per produrne circa 7. Un vero e proprio fallimento. Anzi, conclude Brunetta, è «la montagna che ha partorito il topolino».
Veramente il Professor Baldassarri, che seguo da sempre e giudico il miglior economista italiano (l’unico che seguo per la mia professione), aveva già preconizzato il totale fallimento appena letti i famigerati 26 punti del contratto di governo definendoli “la lista della spesa fatta a buffo e pagabile a babbo morto con ulteriore debito pubblico”.