Mafia Capitale, martedì arriva la sentenza della Cassazione

20 Ott 2019 17:39 - di Redazione

Arriverà martedì prossimo, 22 ottobre, l’attesa sentenza della Cassazione sul processo al Mondo di Mezzo quando i giudici della VI sezione penale, presieduta da Giorgio Fidelbo, decideranno se davvero fu Mafia Capitale.

La sentenza arriva dopo tre giorni di udienze fiume. Prima la requisitoria dei tre sostituti procuratori generali Luigi Birritteri, Luigi Orsi e Mariella De Masellis, terminata con la richiesta di conferma delle condanne dell’Appello. Poi le arringhe dei difensori,

Gli ermellini entreranno in camera di consiglio direttamente martedì quando è atteso il verdetto.

Mafia Capitale, due sentenze si contraddicono

Un processo, quello soprannominato Mafia Capitale, che ruota intorno al 416bis. Il reato di associazione mafiosa è caduto in primo grado ma riconosciuto in Appello.

Al vaglio dei Supremi giudici la posizione di 32 persone che hanno fatto ricorso. Fa di loro ci sono 17 condannati in Appello a vario titolo per reati di mafia.

Una sentenza che arriverà a cinque anni dall’operazione che, con due retate, il 2 dicembre 2014 e il 4 giugno 2015, ha portato all’arresto rispettivamente di 37 e 44 persone.

Il teorema di una mafia solo romana

Una maxi inchiesta quella soprannominata Mafia Capitale in cui la Procura di Roma, allora guidata da Giuseppe Pignatone, ha sostenuto come, negli ultimi anni, nella Capitale abbia agito un’associazione di stampo mafioso, ”romana” e con ”caratteri suoi propri e originali rispetto alle altre organizzazioni mafiose”.

Un’organizzazione capace di mettere le mani, con la complicità di politici e funzionari, sugli appalti pubblici.

Dai centri di accoglienza per i migranti ai campi nomadi, dal verde pubblico alla gestione dei rifiuti.

In primo grado non riconosciuta la mafiosità

Il maxi processo sulla cosiddetta Mafia Capitale si apre il 5 novembre 2015. E si conclude 20 mesi dopo, il 20 luglio 2017, con la sentenza di primo grado.

I giudici erogano condanne pesanti (meno di 300 anni di carcere complessivi rispetto ai 500 chiesti dall’accusa). Ma senza il riconoscimento del 416bis, l’associazione mafiosa.

Quarantuno condanne. E cinque assoluzioni.

Salvatore Buzzi è condannato a 19 anni di carcere mentre Massimo Carminati a 20 anni, Luca Gramazio, invece, a 11 anni.

La prima sentenza ribaltata in appello

La sentenza è ribaltata in Appello l’11 settembre 2018. I giudici riconoscono la mafiosità dell’associazione per 18 dei 43 imputati.

Per l’ex-esponente dei Nar Massimo Carminati e il ras delle coop romane le pene in Appello sono ridotte: i due somo condannati rispettivamente a 14 anni e mezzo e a 18 anni e 4 mesi.

La Cassazione dirà se fu Mafia Capitale o no

Ora l’ultima parola spetta ai giudici della Suprema Corte. Con lo spettro, per molti degli imputati, attualmente liberi o ai domiciliari, anche alla luce delle nuove norme come la legge “spazzacorrotti”, di finire in carcere se la condanna dovesse essere confermata anche solo in parte.

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