Lo scarcerano, lo riarrestano, lo riscarcerano, fanno ricorso. Intanto il boss pluriomicida è libero

26 Ott 2019 16:08 - di Redazione
boss

Per la somma aritmetica delle condanna avrebbe dovuto scontare 168 anni di pena. Ma si tratta di una fattispecie che in Italia non esiste e così le diverse condanne che aveva subito, delle quali 4 per omicidio, erano state cumulate in un ergastolo. Ma poi, poiché era stato arrestato in Spagna e la Spagna all’epoca – era il 1996 – non aveva il carcere a vita, l’ergastolo era stato commutato in una pena di 30 anni. Secondo alcuni calcoli, scadrebbero nel 2024. Il boss della ‘ndrangheta Domenico Paviglianiti, però, è già fuori per fine pena. Anzi, è di nuovo fuori. Perché già due mesi fa era stato scarcerato, in virtù di altri calcoli che ora la difesa ha fatto nuovamente valere.

Il calcolo della pena del boss diventa un rebus

A raccontare l’intricata vicenda è stato il Corriere della Sera, rivelando che la nuova liberazione è arrivata pochi giorni fa in sordina, dopo che il Gip aveva accolto l’istanza della difesa. La prima, invece, c’era stata a inizio agosto, quando l’ergastolo del 58enne Paviglianiti era stato commutato in 30 anni in virtù di quell’accordo con la Spagna, che però non era mai diventato esecutivo. Secondo i conti di allora fatti dal Gip, Paviglianiti, tra anni passati effettivamente in carcere e sconti previsti dalla legge, aveva scontato la sua pena. Contro la misura, però, era intervenuta la Procura di Bologna, che aveva applicato un altro conteggio e ordinato l’immediato, nuovo arresto. A sua volta, anche la difesa aveva presentato subito ricorso. Ottenendo pochi giorni fa soddisfazione.

E la Procura presenta un altro ricorso

Secondo il Gip, la Procura avrebbe dovuto semmai intervenire non sui calcoli, ma sulla commutazione dell’ergastolo in 30 anni. “Era questo provvedimento – ha spiegato il Gip – che avrebbe dovuto essere impugnato in Cassazione, ma tale opzione non è stata perseguita dal pm”. In procura a Bologna, però, sembra non volersi arrendere. E, riferisce l’agenzia di stampa Ansa, hanno già fatto ricorso.

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