Il sistema Montante svelato dal gup: «Attitudine a manipolare la realtà»
Il sistema Montante in tutte le sue sfaccettature. Ovvero la “spiccata attitudine alla manipolazione della realtà”. Manipolazione mediante manovre “unificate dall’obiettivo di precostituire prove a sé favorevoli”. Queste le motivazioni della condanna a 14 anni per l’ex capo di Confindustria Sicilia. Firmate dal gup di Caltanissetta, Graziella Luparello. Il magistrato sottolinea “l’atteggiamento ritorsivo nei confronti di coloro che considerava suoi traditori”. Nonchè la “capacità di utilizzare le conoscenze, che possedeva sul conto di terzi, per colpirli mediante azioni mirate”. Il sistema Montante, appunto. “Un astro nascente dell’imprenditoria siciliana proiettato al successo”: ecco chi era Antonello Montante. Una carriera, scrive il gup che, “poteva sintetizzarsi nelle ambizioni di un imprenditore di scalare il successo”. Successo inseguito “mediante strategiche alleanze associative e godendo del rispetto, ricambiato, della mafia nissena”. Con cui coltivava interessi economici. La svolta, scrive il gup, arriva negli anni 2004-2005, quelli della “metamorfosi”. Anni in cui il Montante “si travestiva da uomo della Provvidenza, da unto dal Signore”. L’imprenditore arrivato per redimere i peccatori. Colleghi, giornalisti o liberi professionisti che fossero. Persone che bisognava flagellare “per i loro misfatti e purificarli”. È nel 2004 che l’ex presidente di Confindustria Sicilia ha iniziato a denunciare atti intimidatori. Commessi, tuttavia “da sagome impalpabili e diafane”. Atti che sfuggivano “persino alla percezione degli stessi appartenenti alla mafia”. Denunce che costituivano il sintomo “della degenerazione che conduceva, Montante alla deriva”.