Il dramma Whirlpool insegna che la crisi si risolve con l’impresa dei lavoratori

31 Ott 2019 13:52 - di Antonio Saccà

Da Antonio Saccà riceviamo e volentieri pubblichiamo queste nota sulla crisi dell’occupazione rivelata  dal caso Whirlpool 

La Cina è un vasto sbocco ma un temibilissimo concorrente. Gli Stati Uniti odierni non intendono favorire l’Europa.  Tutt’altro. Le migrazioni suscitano, se non controllate, dinamiche alterative dei salari, del lavoro fuorilegge, della coesistenza. Occorre un’inventiva, la formulazione di un’economia alternativa.  Complementare all’economia del profitto. La quale economia del profitto si rende indipendente dall’occupazione. Per un capitalista, abbandonare gli occupati di un paese e fare impresa conveniente in un altro paese è legittimo e normale. Ciò però comporta gravissimi danni ai lavoratori ed al paese abbandonato. Creare condizioni favorevoli all’impresa, in spcie decurtndo le tasse, è la via di uscita più conclamata. In ogni caso esistono sempre paesi con minore tassazioni.  più esigui salari. Oltre al fatto che spesso chi ne soffre è lo stato sociale. Inoltre alla lunga le nuove tecnologie sconvolgeranno i sistemi produttivi comunque. In questa fase di passaggio, alla radicale ed inevitabile mutazione dei sistemi produttivi occorre azzardare l’impresa dei lavoratori. I quali ancorano l’impresa al paese, al territorio. Il lavoratore imprenditore, il lavoratore proprietaro.

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