Gay, la Consulta dice no alle 2 mamme: è inammissibile. Sconfitti i sindaci Pd e 5S
No a 2 mamme. A dirlo è la Consulta che ha bocciato come «inammissibile» il ricorso presentato da due donne. Una coppia omosessuale arrivata alla genitorialità grazie a un donatore e alla procreazione assistita. Dunque, un padre non può essere cancellato per via giurisprudenziale. Lo ha stabilito il diniego della Consulta alla richiesta delle due ricorrenti di vedersi riconosciuta la «doppia maternità». Entusiastiche le reazioni del mondo politico e dell’associazionismo pro-famiglia tradizionale. Tra i tanti commenti positivi alla decisione della Consulta, quelli di Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente di Pro Vita & Famiglia e già organizzatori del Congresso mondiale delle Famiglie di Verona. I quali, riferendosi al pronunciamento di legge che ha respinto per «difetto di motivazione» la richiesta della coppia gay che voleva farsi riconoscere la «doppia maternità» di un bambino nei registri anagrafici del nostro Paese», plaudono come molti altri al riconoscimento istituzionale. Giuridico e morale, della coppia genitoriale fondata su una madre e un padre. Non da un genitore 1 e un genitore 2.
No a 2 mamme: la Consulta boccia il ricorso di due donne
Un verdetto, come anticipato, accolto con soddisfazione da una numerosa parte del mondo politico e dell’associazionismo. Tra i primi a commentarlo, anche il il senatore della Lega Simone Pillon, vicepresidente della commissione parlamentare Infanzia e legale di un’associazione pro life. Il quale, entrando nel merito ha dichiarato: «Giudico la notizia una vittoria di tutti i bambini. Mi pare che la decisione della Consulta di rigettare il ricorso del Tribunale di Pisa. E la scelta di confermare il divieto di trascrivere atti di nascita con due genitori dello stesso sesso, sia un atto di grande buon senso. La legge, ma prima ancora la natura umana, ci ricordano che ogni bambino nasce da un uomo e da una donna. Voler forzare in modo intollerabile la realtà e giungere a comprare figli mediante la cessione di gameti. Oppure con la barbara pratica dell’utero in affitto, è atto contrario alla dignità umana. Un atto che non può mai essere legittimato giuridicamente da una trascrizione anagrafica».
Entusiastiche le reazioni al verdetto di Pillon e Gandolfini
Parole a cui fanno eco quelle di diversi membri di Pro Vita & Famiglia, primo fra tutti il leader del Family Day, Massimo Gandolfini. Il quale, sul ricorso della coppia di donne sposate secondo la legge del Wisconsin, ha spiegato che «avere due mamme è impossibile non solo per la biologia e l’antropologia umana, ma anche per l’ordinamento italiano. Accogliamo quindi con grande soddisfazione il pronunciamento della Corte Costituzionale». «Il Massimo organo della giurisprudenza italiana – prosegue poi il il presidente del Family Day – ha riconosciuto che è inammissibile riconoscere una madre ”gestazionale” e una ”intenzionale”. L’eventuale continuità affettiva del minore sarà comunque tutelata. Giustamente, però, i giudici non possono avallare tecniche illegali in Italia, così come non possono approvare che la figura paterna sia cancellata non da un evento drammatico, ma in maniera consapevole dalla decisione egoistica di un adulto. Il quale decide di concepire un figlio orfano del papà, accedendo tra l’altro a pratiche eugenetiche di scelta e selezione dei gameti maschili in base alle caratteristiche fisiche del donatore-venditore»…
«Ora i sindaci di Pd e 5S chiedano scusa ai bambini»
«Tutta la nostra stima e riconoscenza va ai funzionari del comune di Pisa che si sono rifiutati di registrare 2 mamme attenendosi al codice civile del nostro Paese», ha dichiarato Pro Vita & Famiglia subito dopo l’annuncio del verdetto. «Con l’iscrizione nei registri dello stato civile di un bambino come figlio di due persone dello stesso sesso sarebbe stato cambiato il paradigma della società, stravolgendo la natura e trasformando ogni desiderio in diritto. Non esistono due genitori dello stesso sesso e non saranno mai i Tribunali a capovolgere la verità che è evidente a tutti», ha poi argomentato l’associazione. La decisione segue di pochi giorni analoga pronuncia del Tribunale di Piacenza e prima ancora della Corte di Cassazione. Confermando quello che il leghista Pillon ha definito «un chiaro orientamento giurisprudenziale che smentisce radicalmente gli esperimenti sociali di alcuni sindaci pieni di ideologia. I quali avevano violato le norme, trascrivendo atti di nascita evidentemente artefatti. Quei sindaci, tutti di area PD e 5Stelle, ora farebbero bene a chiedere scusa ai bambini».