Di Pietro, lacrime di coccodrillo per Gardini: «Il suo suicidio è un mio dramma »

3 Ott 2019 14:17 - di Carmine Crocco

Il suicidio di Raul Gardini «è il dramma che mi porto dentro…». Al processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia vanno in scena le lacrime di coccodrillo di Antonio Di Pietro. Lacrime peraltro tardive, visto che parliamodi un fatto accaduto nel 1993.   Nel luglio del 1993 “l’avvocato di Raul Gardini, che all’epoca era latitante, mi assicurò che il suo cliente si sarebbe consegnato. Io volevo sapere che fine avessero fatto i soldi della maxi tangente Enimont. Ma la notte prima dell’interrogatorio l’imprenditore Gardini tornò nella sua abitazione, che tenevamo sotto controllo. La polizia giudiziaria mi chiese se doveva scattare l’arresto. E io dissi di aspettare», racconta Di Pietro. Ma la mattina dopo l’imprenditore si uccise con un colpo di pistola. «È  il dramma che mi porto dentro…», dice contrito Di Pietro nel corso della sua deposizione. Subito dopo però torna il Di Peitro di sempre: “Ma questo che c’azzecca con la trattativa?…”. Sono passati 26 anni. A Di Pietro è evidentemente passato il sacro fuoco giacobino di un tempo. Ma ormai siamo fuori tempo massimo. La disumanità travestita da gistizialismo pervade ancora una fetta consistente della sinistra italiana.

Di Pietro trova però anche il modo di tirare in ballo Cirino Pomicino. Fu lui  -afferma l’ex magistrato di Mani Pulite- a girare a Salvo Lima  la tangente Enimont che gli avrebbe. Nale la ena rcordare che Lima  era ritenuto contiguo alle cosche e fu ucciso dalla mafia nel 1992 perché,  secondo l’interpretazione prevalente, non sarebbe più stato funzionale agli interessi di  Cosa Nostra. Tornano, con Di Pietro, i fantasni del passato,

 

 

 

Commenti

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  • ALESSANDRO LEPRI 4 Ottobre 2019

    Di pietro, anche detto Di Merda, va ammazzato per istigazione al suicidio e per distruzione delle aziende italiane. L’infame!