Delmastro (Fdi): «Nessuno sconto a Erdogan, la Ue non finanzi un nano travestito da sultano»
«Di Maio ci ha spiegato come non verrà affrontata la crisi. Ma non ci ha detto cosa si farà, come si affronterà il sedicente sultano, Erdogan». Lo dice nell’Aula della Camera Andrea Delmastro (Fdi) dopo l’informativa del ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla situazione in Siria.
«Erdogan ha creato una democratura islamista, il cui genero trafficava con il petrolio di Isis e la figlia apre un ospedale ai confini con la Siria per curare i miliziani terroristi».
«Il ministro Di Maio – aggiunge Delmastro – dica che l’Italia sia la capofila per la revoca per sempre dello status di candidato all’adesione alla Ue della Turchia. E che non riceva più miliardi europei per agevolare questo processo. È la risposta che l’Italia deve dare al prossimo Consiglio Ue di ottobre. La Ue non può finanziare un nano travestito da sultano: noi non finanziamo chi ci odia e ci vuole morti».
Su Erdogan solo frasi generiche da Di Maio
Da Di Maio solo frasi generiche: «La Turchia è il solo responsabile dell’escalation», ha detto. «E deve sospendere immediatamente le operazioni militari». Sono questi i «due messaggi fondamentali sui quali abbiamo lavorato attivamente a Lussemburgo, durante la riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue».
Il ministro degli Esteri ha espresso «la profonda gratitudine» dell’Italia ai curdi siriani per la loro lotta all’Isis. «La minaccia di Daesh – ha ammonito nell’informativa alla Camera – resta gravissima e concreta».
«È grazie al contributo determinante delle forze curde che si è riusciti a eliminare della minaccia territoriale del califfato». Il titolare della Farnesina non ha detto come affrontae la questione. Nemmeno un’idea. «i risultati della coalizione anti Daesh non sarebbero mai stati raggiunti senza il contributo dei curdi siriani».
Ai curdi «va il nostro ringraziamento e la nostra profonda gratitudine». Il ministro ha quindi ribadito che l’offensiva turca “rischia di vanificare quanto fin qui acquisito. Si intacca la capacità delle forze curde di sorvegliare le strutture in cui sono detenuti migliaia di foreign fighters. Così si crea terreno fertile per una recrudescenza del fenomeno terroristico».