Assistenza sanitaria gratuita e cura per i cani delle Forze Armate “in pensione”: la proposta di FdI
Tutelare i cani delle Forze Armate. FdI ha presentato una proposta di legge per garantire la loro assistenza sanitaria gratuita, la cura e il sostentamento quando vanno “fuori servizio”. L’iniziativa è del deputato Wanda Ferro. L’hanno sottoscritta Deidda, Galatino, Rampelli, Bucalo, Rizzetto, Lucaselli, Baldini, Rotelli, De Carlo, Maschio, Frassinetti, Trancassini, Montaruli, Silvestroni, Varchi, Butti, Bellucci.
Il valore dei cani delle Forze Armate
«Hanno salvato vite umane, fiutato droga, individuato esplosivi, ordigni o magari mine in territori di guerra. Poi arriva il momento di dire addio alla vita operativa da cane con le stellette. La proposta di legge – spiega Wanda Ferro – è volta a garantire ai cani in pensione l’assistenza veterinaria a carico del servizio veterinario militare. E una degna sepoltura, così come la previsione di un contributo annuo per il supporto nelle attività di cura e sostentamento».
L’iniziativa dell’Esercito
La proposta accoglie l’iniziativa lanciata dal Consiglio intermedio di rappresentanza del Comando logistico dell’Esercito. L’unità cinofila – si legge nella proposta di legge – è un’unità importante e prestigiosa all’interno della Forza Armata. Il Gruppo Cinofilo dell’Esercito, nasce il 1° luglio 2002 a Grosseto, nell’ambito del Centro Militare Veterinario. È un Reparto a livello battaglione. Unico nel suo genere, dotato di un proprio comando ed organizzato in maniera specifica per poter garantire sia l’allevamento dei cani e l’addestramento dei binomi nelle differenti specializzazioni, sia l’approntamento e l’impiego di assetti cinofili.
L’impiego dei nuclei cinofili
I nuclei cinofili vengono prioritariamente impiegati a favore dei contingenti militari all’estero ma, all’occorrenza, possono essere impiegati sul territorio nazionale con compiti di sorveglianza di obiettivi strategici per il Paese, di ricerca armi e munizioni e di “bonifica” di aree ed infrastrutture. Una dote accompagnata da allenamento ed addestramento costante, che privilegia tutte quelle attività finalizzate a rafforzare il legame affettivo ed i sentimenti di fiducia reciproca, di intesa ed affiatamento tra il cane e il conducente con annesso “Training on Job”, una sorta di tirocinio.
Il rapporto dei cani delle Forze Armate con il conduttore
Durante la loro vita operativa, infatti, tra il conduttore e il cane si sviluppa una ineludibile relazione empatica, quasi sempre affettiva, ed è proprio questa relazione che consente di esaltare le capacità operative dell’unità cinofila utili a conseguire l’obiettivo con maggiore efficacia.
Proprio per questo indissolubile binomio, che va ben oltre l’orario di lavoro, nella maggior parte dei casi, questi autentici eroi a quattro zampe, alla fine del servizio, vengono adottati dal personale militare e dagli stessi conduttori, con i quali sul campo si è creato un rapporto speciale, ma che sono a quel punto costretti a sobbarcarsi di tutte le spese, sottraendo al bilancio familiare una fetta consistente di denaro che va a coprire cure mediche, assistenza veterinaria e quant’altro.
L’animale viene considerato un militare a tutti gli effetti
La soluzione alternativa è l’adozione esterna o, nella peggiore delle ipotesi, la soppressione. «Finché il cane cinofilo è operativo, fino agli otto anni di età, viene considerato un militare a tutti gli effetti, gode di diritti e di doveri. Gli vengono garantite le visite mediche, il cibo, viene medagliato. Insomma, tutto quello che si confà ad un militare in armi. Dopo cala il sipario», dice Wanda Ferro. «Per questi amici speciali a quattro zampe, dal passato particolarmente coraggioso, ci aspettiamo pari dignità e pari diritti, in operatività e dopo, quando la vita è meno esposta, meno abbagliata dalle luci della ribalta, perché, anche quella porzione di vita è degna di essere vissuta».