Al via la stagione del Museo d’Arte moderna e contemporanea di Rovereto. Inizia “l’era Sgarbi”
Riceviamo da Ada Fichera e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
Al MART, è iniziata l’era Sgarbi. Comincia la nuova stagione del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto che vede, nel nuovo ruolo di Presidente dello stesso, il critico d’arte.
Prima grande mostra, aperta al pubblico fino al 1° marzo 2020, è Danzare la rivoluzione. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia.
L’esposizione apre la stagione dell’“Autunno caldo”, come l’ha definita Sgarbi durante la conferenza stampa di presentazione tenuta insieme al direttore del Museo, Gianfranco Maraniello, e i curatori, Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi.
La rivoluzione della Duncan è prima ancora la rivoluzione di Sgarbi in corso presso il grande sito culturale. Si susseguiranno infatti altri eventi espositivi, che vedranno Caravaggio affiancato ad Alberto Burri, Raffaello e Canova contrapposti ad altri artisti contemporanei, in un perfetto fil rouge che sarà, da ora in poi, avvicinare il grande pubblico all’arte contemporanea attraverso i più noti autori del passato.
La mostra attualmente in corso al MART pone al centro la personalità ribelle e coinvolgente della Duncan, che ha rivoluzionato il concetto del corpo nella storia della danza, influenzando, e portando un diverso modo di intendere il movimento e l’esaltazione del corpo, anche nell’arte. Si tratta di sculture, tele, documenti inediti, fotografie, ossia 170 capolavori di grandi artisti quali Franz von Stuck, Auguste Rodin, Mario Sironi, Fortunato Depero, Felice Casorati e molti altri.
«Danzò la rivoluzione in breve tunichetta candida», dice della Duncan Margherita Sarfatti, altra figura femminile di rilievo della sua epoca, celebrata di recente in una esposizione sempre al museo di Rovereto.
La Duncan fu anche artefice della collaborazione artistica tra Edward Craig ed Eleonora Duse, come si può leggere in uno dei saggi di approfondimento del relativo catalogo dell’esposizione che, oltre ad arricchire la visita alla mostra, è un prezioso volume di studio per la comprensione dell’arte e della storia del Novecento.
Per concludere, evidenziamo una curiosità di non poco conto. Uno dei pezzi di maggiore bellezza e di valore dell’esposizione è un Plinio Nomellini del 1913, dal titolo Gioia, che rappresenta la danzatrice americana che si muove leggiadra, quasi eterea, con uno sfondo di fluttuanti onde marine. La tela proviene dalla Quadreria di Villa San Martino, di Arcore, dalla collezione di Silvio Berlusconi.