«Via il superticket»: Speranza presenta la “parcella” di Leu a Conte. Ma i soldi non ci sono
Neanche si sono insediati e già battono cassa. I ministri del Conte bis, in due giorni, hanno già avanzato una serie di richieste che rischiano di mettere in seria difficoltà l’esecutivo giallo-rossa alla già difficile prova della manovra. Fra tutte spicca la parcella di Leu, presentata dal suo uomo al governo, Roberto Speranza. Il neoministro della Sanità ha fatto sapere che è sua intenzione abolire il superticket, ovvero il contributo di 10 euro richiesto ai cittadini sulle ricette per le visite e gli esami ambulatoriali. Un obiettivo che gli nessuno degli ultimi governi è riuscito a centrare e che solo alcune regioni virtuose sono riuscite a sfiorare, rimodulando al ribasso la richiesta ai cittadini.
Servono 800 milioni
Speranza però sembra deciso a portare a casa il risultato, che qualificherebbe la sua presenza nel governo. La questione del superticket, del resto, è stata già oggetto di una proposta di legge depositata dal suo partito. È un po’ la loro bandiera. Il problema è che per arrivarci servono soldi: 800 milioni che non ci sono e che vanno trovati, tra la necessità di tenere i conti in ordine e le richieste degli altri ministri che magari hanno maggiore potere contrattuale di Speranza, tipo il grillino Lorenzo Fioramonti, che per l’Istruzione ha chiesto perentoriamente 3 miliardi.
Le perplessità di Cottarelli
Insomma, una strada in salita non tanto per Speranza quanto per Conte, che comunque per sopravvivere, soprattutto al Senato, dell’appoggio dell’esigua pattuglia di Leu difficilmente può fare a meno. Una strada, per altro, costellata di ostacoli. «Non so cosa aspettarmi, perché se leggo il programma di governo l’intenzione è quella di fare più deficit e lo si dice in maniera abbastanza esplicita, sostenendo che si vogliono cambiare le regole europee», ha detto l’economista ed ex commissario alla Spending review Carlo Cottarelli, ricordando che «bloccare l’aumento dell’Iva, evitare maggiori spese e mettere tutto insieme diventa difficile». «La priorità resta la crescita, ma la si deve ottenere con delle riforme tipo quella della burocrazia, con un apparato della funzione pubblica che funzioni meglio e anche la giustizia. Anche meno tasse, ma finanziate con riduzione della spesa e lotta all’evasione fiscale. Avere crescita aumentando il debito – ha concluso – non è una cosa decisiva».