Uccise i due figli nel nido di Rebibbia. Il pm chiede l’assoluzione
Il pm Eleonora Fini ha chiesto l’assoluzione di Alice Sebesta, la detenuta tedesca che il 18 settembre dello scorso anno scaraventò i due figli, uccidendoli, nel reparto nido del carcere di Rebibbia a Roma. Il tutto, nell’ambito del processo, con le modalità previste per il rito abbreviato, davanti al gup capitolino, Anna Maria Govoni. Secondo il magistrato romano la donna va assolta per vizio totale di mente.
La donna scaraventò dalle scale i due piccoli. Il figlio minore (Faith, 6 mesi) morì sul colpo mentre il figlio maggiore (Divine, 1 anno e mezzo) morì in ospedale poco dopo. La donna era in carcere nell’attesa di un processo per traffico internazionale di stupefacenti. Dopo il duplice omicidio è stata invece scarcerata. Il motivo è di tipo medico: la detenuta è stata ritenuta “non imputabile” perché una perizia psichiatrica avrebbe riconosciuto la sua totale incapacità di intendere e di volere e la conseguente necessità di essere sottoposta a cure in un istituto specializzato.
Ma per il perito del Tribunale era lucida quando uccise i figli
Sulla vicenda si è registrata anche una guerra tra periti. Il professionista nominato dal tribunale di Roma riteneva la donna in grado di intendere e di volere, a differenza del consulente nominato dalla Procura, secondo cui la donna era totalmente incapace al momento del fatto.
Per il perito del tribunale di Roma, la donna «è da considerarsi capace di intendere e di volere al momento del fatto per deliberata assunzione di sostanza stupefacente in dose massiva per un mese prima del fatto reato». Per questa vicenda è stata indagata la psichiatra dell’Asl Roma 2 in servizio nel carcere di Rebibbia perché, secondo l’accusa, nonostante ci fossero state specifiche richieste, non avrebbe visitato la 33enne tedesca.
Alice Sebesta era stata arrestata il 27 agosto 2018 sulla tangenziale est di Roma mentre assieme ai bimbi e due nigeriani trasportava in auto dieci chili di marjiuana. La scarcerazione le era stata negata per il concreto pericolo di fuga (senza fissa dimora, aveva con sé un biglietto ferroviario per la Germania, il marito è un cittadino africano in carcere in Germania).