Truffava le donne vittime di violenza, arrestata la presidente di una onlus emiliana

12 Set 2019 18:52 - di Elsa Corsini

Un’altra brutta storia emiliana. I carabinieri di Riccione hanno arrestato (ai domiciliari)  l’ex presidente dell’associazione onlus Butterfly di Cattolica, nel Riminese. L’inchiesta sulla onlus, ora chiusa, è scattata in seguito alla denuncia effettuata da una vittima, che ha raccontato di aver subito da parte della donna a guida della onlus un’estorsione di denaro per presunte “prestazioni extra”, tra cui attività investigative private. L’associazione, che si occupa di donne abusate,  nel 2017 ha gestito un centro antiviolenza in Romagna, dopo aver vinto un bando di gara pubblico. La donna, 35 anni, è accusata di truffa, estorsione e malversazione: secondo quanto emerso dalle indagini, infatti, intascava i soldi erogati dalle amministrazioni locali e dalla Regione come rimborsi o finanziamenti per progetti di aiuto sociale e psicologico per minori. La donna si sarebbe anche proposta come investigatore privato. Le sue vittime principalmente sono donne abusate sessualmente o maltrattate con figli minori. L’ente senza scopo di lucro era già stato chiuso nel gennaio del 2018: in due anni di indagini i carabinieri hanno scoperto che la donna, in qualità di presidente dell’associazione, si sarebbe improvvisata anche psicologa o investigatrice, proponendo questi e altri servizi a pagamento a donne vittime di abusi familiari che si rivolgevano alla onlus, in molti casi, con limitate possibilità economiche e figli minorenni.

La onlus è formalmente impegnata nel settore della tutela delle vittime di violenza di genere e di stalking. Il provvedimento è stato eseguito al termine di un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani. Imbarazzato il commento della Regione Emilia Romagna. «La premessa è d’obbligo, ed è che le accuse dovranno essere confermate. E questo vale sempre, per tutti», dice Emma Petitti, assessore alle Pari opportunità della Regione, «ma sapere che ci potrebbe essere stato chi, anziché difendere donne vittime di violenza, come avrebbe dovuto fare, potrebbe aver invece commesso reati che vanno dalla truffa, alle minacce, all’estorsione nei confronti di chi avrebbe dovuto difendere, è cosa assolutamente grave. Peraltro, percependo fondi pubblici per farlo. Se tutto ciò dovesse trovare fondamento, saremo durissimi e determinati a difendere, in ogni sede, il diritto delle donne a essere aiutate in circostanze per loro difficilissime, non lasciando alcuno spazio a chi volesse tentare di approfittare, in qualche modo, della situazione». La Regione Emilia-Romagna – prosegue l’assessore – è particolarmente impegnata sul tema violenza alle donne, un tema che drammaticamente continua ad essere di tragica attualità. «Se una cosa è certa –  conclude Petitti – è che in Emilia-Romagna c’è una vera rete di Centri antiviolenza, fatta di persone competenti e responsabili, che ogni giorno, con il loro lavoro, ci dimostrano che la battaglia contro la violenza alle donne si può vincere».

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