Strage di Bologna, uno «tsunami di verità» travolge la tesi “fascista”

7 Set 2019 16:04 - di Valeria Gelsi
strage di Bologna

Non una, ma due donne sono seppellite nella tomba di Maria Fresu, morta a 23 anni nella strage di Bologna. A svelarlo è stato l’esame del Dna condotto sui resti riesumati nell’ambito del processo a Gilberto Cavallini. Il procedimento, volendola confermare, ha invece riaperto tutti i dubbi sulla verità giudiziaria che ha indicato come autori materiali della strage Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Si tratta di una scoperta di straordinaria rilevanza. La presenza di due diversi Dna, infatti, dà consistenza scientifica a una tesi investigativa rimasta ignorata nelle aule di tribunale ed emersa dal libro inchiesta del giudice Rosario Priore e dell’avvocato Valerio Cutonilli I segreti di Bologna: l’esistenza di una 86esima vittima, che potrebbe essere la terrorista che trasportava la valigia con l’esplosivo.

Il mistero sulla fine di Maria Fresu

I due Dna rivenuti nella tomba della giovane mamma sarda Maria Fresu, dei quali ha dato notizia l’agenzia di stampa Adnkronos, saranno ora messi a confronto con quelli del fratello e della sorella, Bellino e Isabella. Dall’esito delle perizie si aspettano risposte a un mistero che ne porta con sé altri: che fine ha fatto il corpo di Maria Fresu? Com’è possibile che si sia polverizzato, come fu ipotizzato, quando la donna era lontana cinque metri dal punto della deflagrazione e chi era vicino a lei non subì la stessa sorte? Lo stesso perito esplosivista della Corte d’Assise di Bologna, Danilo Coppe, giudica «implausibile» l’ipotesi che Fresu possa essere stata “cancellata” dalla detonazione. E, d’altra parte, sarebbe l’unico caso fra tutte le vittime della strage. Vanno dunque cercate altre spiegazioni, una delle quali è quella offerta dal lavoro di Priore e Cutonilli: alla stazione di Bologna quel giorno c’era una 86esima vittima, fatta sparire per nascondere la vera matrice dell’attentato, che per gli autori, va rintracciata nella cosiddetta pista palestinese. Il mistero sulla fine di Maria Fresu sarebbe, dunque, il risultato del primo dei molti inquinamenti e depistaggi realizzati su Bologna.

FdI: «Subito la Commissione d’inchiesta»

«Se confermata la notizia di una ottantaseiesima vittima, che sarebbe stata disintegrata dall’esplosione nel trasporto dell’esplosivo, sarebbe uno tsunami di verità sulle tesi dei processi storici e richiederebbe l’immediata revisione del processo relativo alla strage di Bologna», hanno commentato i deputati di FdI Paola Frassinetti e Federico Mollicone, promotori dell’Intergruppo “2 agosto. La verità oltre il segreto sulla strage di Bologna”. I due, ricordando anche la tesi di Priore e Cutonilli, hanno quindi rivolto un appello al presidente della Camera Roberto Fico perché «calendarizzi subito alla ripresa dei lavori parlamentari la proposta di legge per l’istituzione della Commissione d’inchiesta su Bologna e sul terrorismo interno e internazionale, giá sottoscritta da esponenti anche di maggioranza». «Il nuovo governo non può fermare l’ansia di verità», hanno aggiunto, invitando anche il Copasir ad acquisire «i documenti del capocentro di Beirut Giovannone, artefice del lodo Moro, che avrebbe permesso il transito di armi palestinesi in Italia a fronte della santuarizzazione del nostro territorio. Fico renda disponibili infine tutti i documenti d’inchiesta, oggi di fatto inaccessibili. Non vorremmo che con la sinistra al governo ricada la cappa di piombo sulla strage di Bologna».

L’Associazione vittime si arrocca: «Congetture»

«I reperti organici di due donne diverse nella bara di Maria Fresu sono un passo importante, utile considerato che a Bologna da 39 anni sono tutti impegnati a nascondere la verità, non ad accertarla. Vedremo ora la perizia completa. Finalmente c’è qualcuno che cerca, in mezzo a tanti altri che girano la testa dall’altra parte», è stato il commento di Valerio Fioravanti, mentre le nuove notizie sono state accolte con la consueta chiusura da parte del presidente dell’Associazione tra le vittime della strage di Bolona, Paolo Bolognesi, che ha parlato di «congetture» e «illazioni».

Commenti

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  • NESTORE 8 Settembre 2019

    i soliti comunisti

  • Giuseppe 7 Settembre 2019

    Se nella tomba di Maria Fresu ci sono resti di altre donne allora dove sono i resti di Maria Fresu? La materia non si può polverizzare anche vicino a una bomba. Perchè l’amica (che dice erano tutte unite) non si è fatta quasi niente? E perchè i corpi delle amiche decedute sono quasi integri e quello della Fresu è svanito pur stando alla stessa distanza? Con queste prove sembra più che Fresu e amica viva fossero lontane dal resto del gruppo. Perfino ipotizzare che la Fresu non sia morta o che qualcuno abbia portato via la salma. La 86 vittima è un’altra ipotesi ma poco credibile, sembra più che qualche resto non riconosciuto sia servito per giustificare un corpo non trovato. L’unico modo per capirlo è riprendere il DNA a tutte le vittime dal momento che appare ovvio il pasticcio fatto nel ricostituire le salme.

    • Francesco Storace 7 Settembre 2019

      Ovviamente, è il mestiere degli inquirenti