Salvini infiamma Pontida: no agli insulti a Mattarella, ma le sue scelte… (la diretta)
Bagno di folla per Matteo Salvini a Pontida: atteso e salutato con l’accoglienza che in genere si riserva a un Pontefice. Il leader della Lega arriva quando i tricolore sventolano già da un bel po’ e dopo alcune dichiarazioni alla stampa, ha percorso a filo delle transenne il pratone, ormai invaso del tutto dalla folla di leghisti. I suoi lo abbracciano, lo tirano a loro, alcune persone addirittura si vantano di essere riuscite a “toccarlo”. E tra i cori più gettonati la piazza di Pontida grida a squarciagola «c’è solo un capitano». Salvini riesce faticosamente a farsi largo tra gruppi di persone che assiepano il pratone indossando felpe con su scritto “Roma, e scudetto giallorosso”, raggiungendo il palco dal quale prenderà la parola.
Matteo Salvini, una marea umana lo accoglie a Pontida
«Basta partitini che tengono in ostaggio il Paese, con il 3-4%. Gli italiani vogliono chiarezza. Quindi avanti con il referendum», esordisce il segretario della Lega, Matteo Salvini, a Pontida, in provincia di Bergamo, per il raduno del Carroccio. «Nei prossimi mesi avremo un governo del popolo contro il governo delle poltrone», aggiunge poi a stretto giro il numero uno della Lega accolto da un bagno di folla. Poi riprende: «Questo governo della truffa vede anche l’accordo del duo sciagura per Roma e i romani, Raggi-Zingaretti», incalza Salvini che poi commentando anche gli insulti di un esponente del Carroccio contro il Capo dello Stato, aggiusta il tiro e rilancia: «Possono essere sbagliati i toni, bisogna sempre portare rispetto. Sicuramente sono state fatte scelte che non corrispondono alla volontà popolare. Io però non uso l’insulto e propongo agli italiani un cambiamento». Un cambiamento che potrebbe arrivare, aggiunge il capitano, «con una legge elettorale puramente maggioritaria» che consenta a lui e alla Lega, rimarca Salvini, di «mettere in sicurezza il Paese».
Salvini: «Una legge elettorale puramente maggioritaria o referendum»
Poi, dopo le rassicurazione, il duro j’accuse: a Luigi Di Maio e al Movimento Cinque Stelle «lascio la disperazione. Sono contento di essere qui e non farei mai a cambio. Penso che questo governo sia figlio di un enorme imbroglio e che Renzi sia uno dei protagonisti. Penso che né il Pd né i 5 Stelle avranno gran fortuna da questo imbroglio», conclude poi. Non prima, però, di tornare a intimare una cosa ai suoi avversari e detrattori al governo: «Se smonteranno il decreto Sicurezza sarà un’altra occasione di referendum. Che sia il popolo a opporsi alle scelte del palazzo», tuona il segretario della Lega, che poi alla folla di Pontida fa sapere anche: «Forza Italia e Fratelli d’Italia sono d’accordo con il referendum proposto dalla Lega per eliminare gli elementi proporzionali dalla legge elettorale». E allora, barra del timone tutta a dritta per restituire in ogni modo la parola agli italiani.