Quando Renzi diceva: «Scissione? Una parola più brutta di ricatto» (video)
Quella di oggi, voluta da Matteo Renzi, è l’ennesima divisione a sinistra. Territorio politico dove la “dialettica” tra le parti che la compongono, nate come correnti di partito, negli anni, attraversando la storia repubblicana, ha partorito partiti e partitini. Che hanno frammentato la rappresentanza politica degli eredi di Gramsci, Togliatti, Berlinguer, e anche di Nenni e Craxi, guardando al campo socialista.Nella memoria del paese, la svolta della Bolognina, fu la madre di tutte le scissioni. Achille Occhetto, il 12 novembre del 1989, esattamente 30 anni fa, apre al passaggio dal Pci al Partito democratico della sinistra. Un passaggio che vide una lacerazione profondissima a sinistra: i delegati di rifondazione comunista, quasi un terzo del partito, al congresso di Rimini del 1991 – mentre la madre Urss ormai si disgregava – lasciarono il partito appena creato.
Oggi Renzi scinde il Pd per provare ad occupare un’area di centro che considera “scalabile”, tra il Pd e Forza Italia. Ma fino a qualche tempo fa la parola “scissione” la considerava una bestemmia politica, peggio della parola “ricatto”, come raccontato in questo servizio della Sette, che al minuto 1.58 ripropone quel frammento di discorso pronunciato alla Leopolda.