Passaparola per lunedì, tanto il ministro snob del Viminale non sta sui social…

7 Set 2019 6:00 - di Francesco Storace

Occhiali scuri e tanti clic, così il ministro a cui fanno schifo i social non se ne accorge. Lunedì in piazza di nascosto potremmo dire, che ne può sapere madame Lamorgese dall’alto del suo snobismo che ignora il rapporto con le persone sulla rete. Eppure avrà una gran sorpresa quando la questura le riferirà che a Roma “c’era una marea di gente eccellenza“. E come l’hanno portata, chiederà al funzionario timoroso. Magari chiederà di conoscere mister Account, che si intrufola in Facebook, twitter, instagram, whatsapp e via socializzando. Condivisione si chiama, ministro. Magari succederà anche a questo articolo.

Le bandiere di piazza Montecitorio

Se dovesse aprire un profilo Facebook di qui a lunedì, eccellenza, farà in tempo a guardare quante dirette trasmetteranno sulla rete le immagini di un raduno di popolo. E scoprirà anche lei un mondo nuovo. Fatto di comunicazione diretta. Certo, anche con qualche insulto, ma è il prezzo che si paga al potere. C’è chi si è fatto un nome scomodando i generi anche nella lingua italiana, ministro e ministra. Noi la chiameremo al maschile, come la Bellanova (che si lamenta se la criticano per la terza media portata al governo del Paese).
Vedrà anche tantissime bandiere con quel tricolore che amiamo tantissimo, sarà una piazza autenticamente nazionale quella di Montecitorio che lunedì alle 11 ospiterà tanti buoni italiani che non vogliono né lei né i suoi colleghi al governo della Patria. Perché non avete interpellato il nostro popolo, vi siete insediati a Palazzo con un enorme abuso di potere. Chi ha detto che la democrazia parlamentare debba sovvertire l’orientamento degli elettori?
Se la Lamorgese fosse presente sui social, si accorgerebbe della burla dei complimenti fasulli. Che differenza con Salvini, ululano i webeti, che li utilizzava troppo ripetono i bla-bla rossi. Dimenticando che uno faceva politica come leader della Lega e non solo come ministro; e lei, la Lamorgese, ha fatto solo carriera caratterizzandosi al massimo per la collaborazione con Alfano, che in fondo era di NcdLike zero virgola.

La mobilitazione dei social

Ma un ministro ha il dovere di interloquire con le persone. Non è populismo, ma democrazia, relazione diretta con i cittadini. Sa chi la difende, signora ministro? I Cinquestelle che nei social ci sono nati e cresciuti. E ci moriranno se continueranno così.
Invece, in quella piazza tanto reclamizzata sui social lunedì ci sarà una bella rappresentanza dell’Italia viva. L’appello di Giorgia Meloni a manifestare senza simboli di partito contro il governo è stato raccolto anche da Matteo Salvini e Giovanni Toti.
Se fossimo nella redazione del Tg1 manderemmo un cronista a chiedere alle persone come hanno saputo della manifestazione. Risponderanno citando proprio Facebook, Twitter, i social network. Non equivalgono a una parolaccia, ministro Lamorgese, lo dica anche ai suoi “compagni”, pardon, che un tempo si abbeveravano invece alle pagine dell’Unità. Ora i cittadini l’informazione se la cercano e la diffondono da soli.
Leggiamo un tweet che la riguarda da vicino: “Un #ministro che nel 2019 non abbia i #social, comunque, fa schifo. È un sintomo dell’idea di politica completamente dissociata dal corpo elettorale, grigia e “tecnica” (ovvero: se se ne sbattono del processo elettorale, che gli importa di parlare con noi?)“.
Non ci fa una bella figura, eccellenza.

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 7 Settembre 2019

    Questo lunedi mi auguro che la piazza sia piena di veri italiani. Piena di quei italiani che finalmente vogliono vedere il loro Paese pulito. Piena di quei italiani che hanno iniziato a guardare verso il futuro, un futuro per i loro figli, un futuro che riveda tornare a casa tutti quei figli che scapparono in cerca di un Mondo migliore, che a differenza del nostro, ha saputo apprezzare i loro valori, questi sono e saranno sempre i veri italiani. Per gli altri, mi auguro che anche a loro presto si possano liberare da quella fetta di prosciutto che gli oscura gli occhi e da quel cerume che gli ha impedito di ascoltare il giusto.