Ora si inventano lo “Ius culturae” e riprovano a legalizzare l’invasione

29 Set 2019 12:51 - di Redazione

La discussione sullo ius culturae, la proposta di legge in materia di cittadinanza ripartirà giovedì prossimo alla Camera ma ha già sollevato le prime reazioni, e quasi tutte di segno contrario. Come quella di Salvini, che ha promesso che darà battaglia contro “la cittadinanza facile”. Ma prima vediamo cosa prevedono le norme sulla cittadinanza e come cambierebbero con lo ius culturae.

Le differenze

Lo ius culturae, inserito nell’ambito dello ius soli, è stato al centro di un lungo dibattito in Parlamento nella legislatura passata. Lo ius soli, dal latino “diritto del suolo” è un’espressione giuridica che intende l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul territorio di un dato Paese, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Lo ius sanguinis (diritto del sangue), indica invece la trasmissione della cittadinanza dal genitore alla prole (ad esempio, il figlio di un italiano è italiano). Lo ius culturae, invece, prevede che può ottenere la cittadinanza il minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro Paese entro il 12esimo anno di età, purché abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali per conseguire una qualifica professionale. In base alla legge 91 del 1992, chi è nato in Italia da genitori stranieri può diventare cittadino italiano al compimento dei 18 anni, a condizione che abbia mantenuto costantemente la residenza in Italia dalla nascita. Nel nostro Paese lo ius soli si applica anche in due casi eccezionali: per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi o impossibilitati a trasmettere al soggetto la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza, oppure se il soggetto è figlio di ignoti ed è trovato nel territorio italiano. Quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni, come gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America meridionale. In Europa viene concessa la cittadinanza per ius soli (per esempio Francia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Germania) con qualche condizione. In Francia, ad esempio, il nato in territorio francese da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza facendone richiesta purché sia vissuto stabilmente sul territorio dello Stato per almeno 5 anni. In Germania, vale di base lo ius sanguinis ma chi nasce nel territorio tedesco da genitori extracomunitari può diventare cittadino tedesco se uno dei due genitori ha il permesso di soggiorno da almeno tre anni e vive in Germania da otto.

Barricate contro questo Cavallo di Troia

Decisa l’opposizione del centrodestra: “La cittadinanza facile non ci piace, comunque la chiamino. L’integrazione è un percorso, la cittadinanza non è un biglietto al luna park. Mi sembra l’ultimo dei problemi di un governo confuso che oggi sta litigando su Casaleggio, sulla Costituzione, sulla giustizia, sull’aumento dell’Iva, sembra veramente allo sbando”. Così Matteo Salvini, commentando il disegno di legge sullo ius culturae, che ha ripreso il suo iter in Parlamento. “E comunque – continua Salvini – la cittadinanza facile è l’ultima delle esigenze che ci sono in Italia in questo momento”. Stessa opinione per Roberto Calderoli: “Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: faremo le barricate contro ogni proposta di ius soli, anche se declinata nella forma soft dello ius culturae. Che altro non sarebbe che il cavallo di Troia per estendere poi la cittadinanza a genitori, fratelli e sorelle che non hanno completato nessun percorso scolastico e avere così milioni di nuovi italiani, facendo diventare italiani milioni di immigrati che di restare qui (come dimostrano le loro rimesse verso i Paesi di origine) non ci pensano minimamente e sono qui di transito solo per qualche anno”. Lo afferma il senatore della Lega, vicepresidente del Senato.

Nuovi elettori per il Pd

“Una mossa – aggiunge – che riveste una semplice finalità sotto gli occhi di tutti, avere milioni di nuovi elettori per il Pd, che alle urne non può più sperare nel voto degli italiani. Del resto l’unica differenza, tra chi ha la cittadinanza e chi non la ha, in termini di diritti è solo il voto, il diritto elettorale attivo e passivo, per il resto non cambia nulla”. Ad ogni modo, aggiunge, “siamo pronti a fare le barricate nelle commissioni e nelle Aule parlamentari, contro una legge che non serve, perché numeri alla mano la legge attuale sulla cittadinanza va bene così come è: concediamo mediamente 200mila nuove cittadinanze all’anno. Cosa occorre di più? Purtroppo ci aveva visto giusto la compianta Oriana Fallaci quando i tempi non sospetti ci avvisava sul piano dell’élite mondialiste di cambiare e ribaltare la nostra società e il nostro modo di vivere attraverso l’immigrazione clandestina mutata in invasione…”

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