L’Austria allunga le mani sul Sudtirolo: sì al doppio passaporto. Urzì: «Di Maio ci sei?»

24 Set 2019 12:58 - di Redattore 89

Il parlamento austriaco ha approvato un emendamento per estendere la propria cittadinanza agli italiani di lingua tedesca e ladina dell’Alto Adige. Vienna, insomma, ci riprova e segna un punto rispetto all’annosa questione della doppia cittadinanza. Un punto che vale parecchio, visto che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sembra non essersi accorto della «provocazione». Da parte sua, infatti, c’è stato «un silenzio inaccettabile», ha commentato Alessandro Urzì, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia – L’Alto Adige nel Cuore.

Di Maio agli Esteri e Vienna ne approfitta

«Il silenzio di Luigi Di Maio sulla nuova provocazione austriaca il cui parlamento appena qualche giorno fa ha votato l’impegno per estendere d’autorità la propria cittadinanza ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina dell’Alto Adige, è inaccettabile», ha detto Urzì, chiedendo: «Come va considerato questo silenzio, visto che il governo di cui fa parte, dopo l’ingresso del Partito democratico, ha cambiato posizione rispetto al Conte primo, che invece aveva sbarrato categoricamente la strada anche a ogni semplice ipotesi di ragionamento sul tema?». «Il precedente ministro Enzo Moavero Milanesi – ha ricordato Urzì – aveva definito irricevibile la proposta del governo austriaco. Ora, quindi, la nuova provocazione apre l’ennesimo conflitto diplomatico e il silenzio del capo politico dei 5 Stelle, insediatosi dopo Moavero alla Farnesina, è letteralmente inquietante».

Urzì: «Un attacco alla nostra sovranità»

«Il governo chiarisca immediatamente se è cambiata la posizione dell’Italia sulla volontà austriaca di mettere in discussione la quietanza liberatoria e con essa l’Autonomia come soluzione della vertenza altoatesina e se Vienna ritiene di poter avanzare pretese di fatto territoriali su una porzione di territorio sovrano italiano. Fratelli d’Italia è pronta a dare battaglia in difesa della sovranità nazionale che – ha concluso il coordinatore regionale – non può essere in alcun modo messa in discussione da un altro Stato».

 

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