La beffa Rousseau: Pd e M5S si sono già spartiti le poltrone. La lista di Conte

3 Set 2019 10:01 - di Massimo Baiocchi

Sciolto il nodo dei vicepremier, con il passo indietro di Luigi Di Maio, la discussione per la composizione del nuovo governo entra nel vivo. Mentre i militanti votano su Rousseau, i vertici si dividono le poltrone. Tra le ipotesi in campo, riferiscono fonti parlamentari, si cerca di completare il quadro per mettere Conte nelle condizioni di salire già in giornata al Quirinale, dopo il voto sulla piattaforma, se non con la lista definitiva dei ministri, quanto meno con una bozza ben definita.

«Sino ad ora, tutto era bloccato da Di Maio. Ora, finalmente, possiamo entrare nel merito», spiega uno dei parlamentari che segue più da vicino la “pratica”. «Sto lavorando in queste ore per essere affiancato da persone che abbiano elevata competenza», ha detto Conte. La percentuale “tecnica” del nuovo esecutivo è oggetto di discussione. Superato lo scoglio vicepremier, assume una rilevanza particolare il ruolo del sottosegretario alla presidenza. In omaggio alla linea tenuta sino ad ora, il Pd ritiene di aver diritto a quel ruolo. E si fa il nome di Paola De Micheli.

L’idea più “popolare” resterebbe quella di chiamare a via XX Settembre un tecnico di primo livello (Daniele Franco, Salvatore Rossi, Dario Scannapieco). Ma in queste ore si starebbe facendo sentire anche un’altra voce: «Un tecnico al Mef avrebbe bisogno di almeno sei mesi per capire bene come muoversi, non abbiamo tutto questo tempo. Se poi aggiungiamo anche un tecnico come sottosegretario alla presidenza…», spiegano fonti parlamentari.

Sono le stesse fonti che, specie nel Pd, premono per un politico (come Roberto Gualtieri o Pier Carlo Padoan) spiegando che serve qualcuno che possa far girare il motore al massimo appena messo le mani sul volante del Mef. L’Economia è un ministero “osservato speciale” dal Quirinale, con la Difesa e l’Interno. Nel primo caso circolava il nome di Luigi Di Maio. Ma ora per il capo politico del M5s, non più vicepremier, potrebbe esserci un esecutivo di prima fascia: gli Esteri, con Elisabetta Trenta confermata. Oppure l’Interno.

Al Viminale, altrimenti, resta sempre l’ipotesi di un tecnico (Luciana Lamorgese, Alessandro Pansa). Nella composizione della squadra di governo, comunque, Nicola Zingaretti sarebbe stato irremovibile: pari opportunità nella delegazione dem. Un criterio che fa aumentare le chance di Marina Sereni, che potrebbe andare alla Salute; Anna Ascani alla Cultura e di Simona Malpezzi, in corsa per l’Istruzione, che però il M5s vorrebbe per Nicola Morra. A proposito di donne, per Leu sarebbe in corsa Rossella Muroni all’Ambiente.

Lorenzo Guerini potrebbe entrare alle Riforme (ma i pentastellati premono per Riccardo Fraccaro) o ai Rapporti con il Parlamento. Il M5s è sicuro di piazzare Stefano Patuanelli alle Infrastrutture e di poter confermare Alfonso Bonafede alla Giustizia.

Per via Arenula farebbe un passo indietro Andrea Orlando, che potrebbe diventare capogruppo alla Camera con Graziano Delrio al ministero del Lavoro (dove si parla anche di Peppe Provenzano). Allo Sviluppo, con Paola De Micheli sottosegretaria alla Presidenza, salgono le chanche di Stefano Buffagni.

A parte il capitolo Ue. La scelta del commissario italiano resta fortemente legata alla formazione del governo. Se non andrà alla Farnesina, Paolo Gentiloni resta in ‘pole’ per un posto a Bruxelles (dove però hanno chance anche Elisabetta Belloni e Paola Severino). Per il ministro delle Politiche Ue il M5s ha messo in campo il nome di Alessandro Di Battista, mentre per Pd potrebbero esserci Roberto Gualtieri o l’attuale assessore allo Sviluppo nel Lazio Gian Paolo Manzella.

Commenti

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  • maurizio pinna 3 Settembre 2019

    Prima di ogni altra cosa il nascente sarà un Governo di menefreghisti: se ne fregano del voto Popolare e se ne fregheranno del referendum popolare del 1992 che diceva SI al maggioritario, se ne fregano del forte dissenso popolare vs i sedicenti migranti, se ne fregano della sicurezza del popolo, se ne fregano di un giustizialismo all’impronta, insomma se ne fregano di tutto. A tale punto bisogna però che il popolo capisca che,Salvini o non Salvini , deve imparare a riapproprirasi della propria dignità e come propone la simpatica Giorgia vada in piazza a milioni a protestare, bisogna asfaltarli con una valanga di proteste, tempestarli di email fino ad intasarli, scrivere 1 milione di promemoria a Sig Mazzarino Colle, e via così. Non è più tempo di stare alla finestra a pignucolare.