Indagati i tre agenti della scorta di Salvini per il caso del figlio sulla moto d’acqua

19 Set 2019 19:15 - di Redazione
Un frame del filmato che riprende il figlio di Salvini sulla moto d'acqua

Violenza privata, tentata o consumata, e peculato d’uso: è questa l’ipotesi di reato per i tre agenti della scorta di Matteo Salvini che ieri sono stati interrogati, da indagati, alla presenza dei propri avvocati, nell’ambito dell’indagine avviata dalla Procura di Ravenna in relazione all’episodio del figlio dell’allora ministro dell’Interno fatto salire su una moto d’acqua della polizia a Milano Marittima.

I tre sarebbero coloro che, quel 30 luglio della scorsa estate, mentre il figlio del leader della Lega faceva un giro sulla moto d’acqua, nelle riprese video fatte dal collaboratore di Repubblica, invitano il giornalista a spegnere la telecamera. Di qui l’ipotesi di reato di violenza privata per i tre agenti e di peculato d’uso per l’agente che conduceva la moto d’acqua.

Reagisce Matteo Salvini in una diretta su Facebook: «3 poliziotti indagati. Li conosco. Per cosa? Per il giro di 5 minuti sulla moto d’acqua di mio figlio. Indagati. Mi vergogno, manco fossero spacciatori. Prendetevela con me, non con loro – dice il leader della Lega rivolto ai magistrati – Procuratore, per cortesia, lasci lavorare quei poliziotti. Non gli faccia passare notti insonni per un giro di 5 minuti. Se devo pagare, pago io. Ci sono».

Nelle settimane scorse la questura di Ravenna aveva concluso l’accertamento interno, scattato immediatamente, inviando per competenza agli atti alle Questure di Roma e di Livorno a cui appartengono i tre agenti della scorta e i due poliziotti che avevano in custodia la moto d’acqua.

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