I Cinquestelle dimenticano Casaleggio offeso e ingoiano Fiano sottosegretario

9 Set 2019 10:44 - di Francesco Storace

Casaleggio (padre) si rivolta nella tomba. Non solo per il governo con il Pd, ma per l’ultimo sfregio alla memoria. Tra i nomi che il Pd vuole portare al governo come sottosegretario – addirittura agli Interni – c’è persino Emanuele Fiano.

Il che già sarebbe un guaio per l’Italia, vista la sua foga giustizialista e faziosa contro ogni voce da destra. E questo probabilmente agli illiberali che vanno al governo anche se perdono le elezioni può importare davvero poco. Ma c’è – a volte – anche un problema di dignità. E riguarda i grillini, che ormai sembrano disposti a subire di tutto pur di stare al governo e scampare il pericolo rappresentato dagli elettori.

Così Fiano offese Casaleggio

Ma che restino zitti di fronte ad una provocazione che riguarda persino il loro fondatore è davvero incredibile. Fiano sparò a zero contro Casaleggio all’epoca del cosiddetto mailgate che riguardò i Cinquestelle, uno scandalo mai chiarito sulla posta elettronica sotto controllo dei capi. Ma esagerò, il parlamentare del Pd, al punto di beccarsi una querela per diffamazione che è all’esame della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. Perché l’eroico prossimo sottosegretario del governo con i Cinquestelle ha chiesto l’immunità parlamentare per non doversi difendere dalla denuncia che gli mosse il povero Casaleggio.

Fuga dal processo

Fiano aveva scritto non proprio una bella cosa, diciamolo: “Si spiano con i soldi dei contribuenti, decidono a casa Casaleggio nessuno sa chi o cosa e parlano di democrazia? La faccia come il culto #gurugate”. Spionaggio, attacco alla democrazia, soldi pubblici usati in modo fraudolento. Che altro poteva dire di più, il solito Fiano?

Fu ovvia la reazione del “guru” preso di petto in quella maniera così violenta e la conseguente azione giudiziaria. Ma Fiano non ci sta: non si vuole difendere nel processo, ma dal processo. E magari dalla poltrona di sottosegretario. I moralisti a Cinquestelle adesso tacciono.

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