Eutanasia, 4000 medici sul piede di guerra: pronti all’obiezione di coscienza
Non si può obbligare chi lavora per salvare le vite umane a procedere per l’eutanasia. L’Associazione medici cattolici italiani (Amci) è pronta in blocco, con tutti i suoi 4mila aderenti, a optare per l’obiezione di coscienza. In ogni caso: qualora la Corte Costituzionale si pronunciasse sulla legalità del suicidio medicalmente assistito o concedesse altro tempo al Parlamento e questo dovesse legiferare aprendo alla pratica.
«Non si tratta solo di un orientamento religioso che vieta di perseguire una simile pratica – precisa all’AdnKronos Salute il vicepresidente Amci Giuseppe Battimelli – ma di un fatto deontologico che riguarda tutti i medici, come affermato più volte dalla Federazione degli Ordini Fnomceo che ha ribadito la sua contrarietà».
«Il codice deontologico e la prassi medica – ricorda Battimelli – non prevedono di favorire in qualsiasi caso la richiesta di morte del paziente, e questo non vuol dire che i malati gravi non debbano essere accompagnati nel fine vita attraverso le cure palliative e tutte le possibilità scientifiche, professionali e umane in nostro possesso. Si dà la giusta dignità senza nessun accanimento terapeutico».
Una legge sul suicidio medicalmente assistito, «proprio per la parola “medicalmente”, comporta che nell’armamentario terapeutico entri un farmaco letale – aggiunge -rivoluzionando così il concetto di assistenza medica. Ciò, oltre a creare un vulnus nella nostra attività professionale, non solo per il giuramento di Ippocrate prestato, determinerebbe un grandissimo disagio nella professione e nella pratica clinica. Per questo, come già affermato dalla Corte Costituzionale, in questo caso il Parlamento dovrà tener conto dell’obiezione di coscienza».