E ora parte l’assalto alle poltrone da sottosegretario, lotta al coltello fra dem e M5S

6 Set 2019 17:47 - di Redazione
La sede del Pd al Nazareno: ora è lotta a coltello con M5S per l'assalyo alle poltrone da sottosegretario

Finita la spartizione delle poltrone da ministro, ora nel governo Conte bis parte l’assalto alle poltrone da sottosegretario. Un mercato delle vacche del sottobosco di potere fra M5S e Pd con il manuale Cencelli in mano, secondo la migliore tradizione della Prima Repubblica.
Dopo il voto di fiducia – lunedì alla Camera e martedì al SenatoM5S e Pd si metteranno intorno a un tavolo per dividere la torta. E per dare un contentino ai tanti cinquestelle e dem delusi che aspiravano a un ruolo di governo o ritenevano, comunque, di poter rivendicare una poltrona o uno strapuntino su cui posare le onorevoli chiappe.

C’è chi per ragioni di equilibrio all’ultimo è stato lasciato fuori. E ora si aspetta di essere in qualche modo risarcito. In queste ore le pressioni si sprecano per riuscire ad ottenere almeno una poltrona di sottosegretario. S’intrecciano le telefonate per perorare la causa di questo o di quello.
Tra i dem il senatore Antonio Misiani, responsabile Economia della segreteria di Nicola Zingaretti, sembra in dirittura d’arrivo per la nomina di viceministro al Mef.
Il suo probabilmente sarà uno dei pochi passaggi al governo da palazzo Madama dove i numeri della maggioranza non sono amplissimi. Fonti parlamentari dem al Senato contano 167 voti sicuri. Oltre quelli che potrebbero arrivare.

Nel conteggio, per dire, non vengono inseriti i senatori a vita. Ma ad esempio, a quanto si riferisce, Liliana Segre avrebbe intenzione di votare la fiducia al governo giallorosso, anche la stessa senatrice precisa di non aver deciso e che interverrà in aula per motivare il suo voto.
Intanto, circola anche il nome di un altro senatore dem, Luciano D’Alfonso, ex-governatore dell’Abruzzo, inciampato in ben quattro indagini giudiziarie con le accuse di concussione, corruzione, abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, associazione a delinquere, soppressione di atti, rivelazione di atti di ufficio e truffa e, poi, assolto.
Tra gli altri aspiranti alle poltrone da sottosegretario, la senatrice dem Simona Malpezzi e il potentino dem Salvatore Margiotta, anch’egli scivolato su un’inchiesta giudiziaria con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. Margiotta ha rimediato una condanna in secondo grado  a un anno e sei mesi di reclusione ma, poi, la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza.

Un altro passaggio al governo potrebbe essere quello della deputata dem Lia Quartapelle perenne candidata al governo e famosa gaffeur con la diffusione seriale di clamorose fake news, subito smentite, sugli hacker russi e sulle molto presunte milizie filoleghiste del Donbass. In questo caso ha addirittura confuso l’Ucraina con la Russia.
Errori da matita blu per chi, come la Quartapelle, viene spinta dal Pd alla carica di vice alla Farnesina. Non c’è che da attendere per ridere della prossima gaffes della piddina.
Anche la renziana Anna Ascani, vicepresidente dem, è stata, fino all’ultimo, data per certa nell’esecutivo giallo-rosso nato, poi, senza di lei. Più renziana di Renzi, la Ascani non è riuscita ad entrare e potrebbe essere “ricompensata” con la nomina a sottosegretario all’Istruzione. L’ex-margheritina umbra, figlia di un potente notabile Dc, è vista come il fumo negli occhi dalla voce della coscienza degli M5S, Marco Travaglio. Perché, ricorda il direttore del Fatto, «si spacciò per “abilitata” all’insegnamento, ma non era vero». E perché, anche lei, imbarazzante gaffeur, retwittò “la buona sola” – poi corretto ma, oramai, era troppo tardi – che sbeffeggiava la riforma Renzi. Insomma una che deve essere accompagnata per mano.

Tra i nomi che circolano in queste ore anche quello dell’altra vicepresidente Pd, Debora Serracchiani, semiassenteista del Parlamento Europeo (peggio di lei ha fatto il reuccio di Nusco Ciriaco De Mita).
Possibile anche l’ingresso al governo di Emanuele Fiano, l’ebreo turborenziano che vorrebbe mezza Italia in manette con l’accusa di apologia di  fascismo.
Ma nella battaglia per la spartizione delle poltrone da sottosegretario non mancano ipotesi di ex-parlamentari come la toscana Silvia Velo – già sottosegretario all’Ambiente con i governi Renzi e Gentiloni – e Roberto Cociancich, consigliere di Renzi e Gentiloni e Responsabile Pd per la Cooperazione Internazionale.

Più che un’ipotesi è invece quella di Gian Paolo Manzella, attualmente assessore con Zingaretti alla Regione Lazio, che dovrebbe andare, se la spartizione fra M5S e Pd va come sperano al Nazareno, sulla poltrona di viceministro allo Sviluppo Economico.
Spazio potrebbe esserci, inoltre, per l’area socialista con Riccardo Nencini, senatore. E anche per la formazione di Demos -Democrazia Solidale, di cui fa parte Pietro Bartolo, ex-medico di Lampedusa, eurodeputato eletto nella lista unitaria del Pd, potrebbe arrivare un incarico.

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