Disperati in Umbria. E il ministro della Salute dimentica lo scandalo della sanità
“È la strada giusta”, dice Speranza. Cioè, il ministro della Salute.
Siamo al film dell’orrore. In Umbria Di Maio propone di cancellare il tema sanità dall’agenda elettorale che porterà al rinnovo della regione il prossimo 27 ottobre e Speranza dice che “è la strada giusta“. Le raccomandazioni, la salute compromessa, i diritti negati, gli appalti: tutto questo va dimenticato.
Da Speranza una politica senza etica per l’Umbria
E’ una politica senza etica e ci chiediamo che razza di ministro sia uno come lui. Speranza non può dimenticare quello che accaduto.
Da un ministro della Salute ci attendiamo rispetto per i malati. E se proprio deve ringraziare chi gli ha dato la poltrona, almeno il silenzio.
E’ molto grave quello che ha detto l’esponente di Leu. In Umbria si è arrivati al botto giudiziario per la strafottenza di una classe dirigente – del Pd – che si credeva intoccabile. Dovrebbero sparire almeno da questa campagna elettorale con il loro simbolo, altro che “strada giusta”.
Invece, la voglia di poltrone fa dimenticare dignità e decoro con cui si deve servire la Repubblica, secondo il dettato costituzionale.
Di Maio, il disperato a Cinquestelle, dimentica improvvisamente da che parte stava quando è scoppiato lo scandalo e il ministro della Salute si accoda. E’ un gioco spregiudicato di Palazzo che deve essere punito dal popolo il 27 ottobre.
Un ministro che non garantisce controlli
Che garanzie di controllo sull’andamento della sanità può offrire un ministro del genere, che parteggia clamorosamente per chi ha violato ogni regola di buongoverno e di rispetto dei diritti dei cittadini, a partire dai malati? Ma davvero pensate di presentarvi al cospetto del popolo umbro senza un minimo di vergogna sostenendo tesi come quella della “strada giusta”? La strada giusta è quella del carcere per chi ha ingannato gli elettori. E se i Cinquestelle hanno smesso di pensarlo, saranno i cittadini dell’Umbria a farglielo capire il 27 ottobre.
Quanto a Speranza, si rifugi da qualche altra parte. La prima mossa è sbagliata.
Di “speranza” non ne è rimasta altra, ad eccezione del nome