De Micheli e quella condanna del 2003. Ma il M5S non voleva ministri incensurati?

6 Set 2019 13:17 - di Redazione

«In questa crisi abbiamo sempre guardato ai problemi delle persone e non alle poltrone. Per questo sono stato a volte anche duro in queste trattative. Ma quando il Pd ha fatto un passo indietro sul vicepremier, lo abbiamo fatto anche noi. Chiediamo che nel governo si rispetti il nostro codice etico: no condannati, sì incensurati». Luigi Di Maio, nella sua diretta Facebook,il 2 settembre scorso, dopo l’incontro con Conte, aveva parlato chiaro: nel governo i grillini non vogliono persone condannate. Forse, però, non sapeva che qualche problemino, in passato, ce l’aveva avuto proprio la piddina destinata a prendere il posto, al ministero delle Infrastrutture, del grillino Danilo Toninelli.
La neoministra, originaria di Piacenza, nel suo curriculum ha un passato da manager nel settore agroalimentare per il “Consorzio Cooperativo Conserve Italia”. Nel 2003, quando era presidente e amministratore delegato di una società cooperativa di trasformazione del pomodoro in sughi, la Agridoro – in seguito fallita ma quando lei non ne era più alla guida – fu condannata dal tribunale di Piacenza che le inflisse una multa di 2.000 euro. Un reato commesso  in qualità di presidente e amministratore delegato della cooperativa dall’ottobre del 1998, come ricorda un’interrogazione parlamentare che del 2011 –  per il capo di cui all’articolo 5, lettera b) e d) e all’articolo 6, della legge 30 aprile 1962, n. 283, legge che interviene sulla disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande. In particolare, il decreto di condanna nei confronti del presidente faceva riferimento all’avvenuta distribuzione sul mercato di merci alimentari in cattivo stato di conservazione.
«Qualche mese prima del naufragio – scriveva di lei Giancarlo Perna, in un ritratto sulla Verità – la capitana aveva lasciato la nave ma ebbe egualmente una scia di guai. Stando alle cronache, Il tribunale di Piacenza la indagò e le inflisse una multa di 2.000 euro per una trascuraggine: 188 fusti di pomodori verminosi e dall’odore nauseabondo erano stati accatastati vicini ai prodotti destinati al mercato, anziché in area separata». Roba da poco, ma se il M5S non fosse al governo con il Pd, non avrebbe sollevato un polverone?

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