Conte paga la cambiale a Mattarella: il baratto Quirinale Palazzo Chigi
Presidenzialismo come necessità, è l’ennesima uscita di Conte a farcelo pretendere con urgenza. Perché è vergognoso il patente baratto venuto ieri alla luce a Ceglie Messapica, dove il premier partecipava alla Piazza organizzata dal sito Affari italiani. Quell’impiastro del premier si è avventurato nella proposta di un bis di Mattarella al Quirinale. E appare chiaro che proprio di baratto si tratta, un osceno baratto sulla pelle delle istituzioni e del popolo italiano.
“Se Mattarella vuole…”, ma il Quirinale non è un giocattolo
Da una parte lo è perché Conte farebbe meglio ad accontentarsi di quanto si è impossessato girovagando da una maggioranza all’altra e senza essere mai stato votato da un solo cittadino italiano. Uno così dovrebbe accendere un cero tutti i giorni a Maria senza mettersi a ipotecare le poltrone future per chi lui ritiene essere all’altezza della situazione. Ha detto: “Se Mattarella vuole…”. Perché, il Quirinale è un giocattolo che si regala a capoccia? “Se Mattarella vuole”… meriterebbe una risposta, altrettanto infantile: “L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del Re”, figuriamoci in quello della presidenza della Repubblica.
Si punta sempre più al regime, perché il solo ipotizzare che a Palazzo si possa impunemente immaginare Mattarella 14 anni al Colle è qualcosa di inaudito. Già ci aveva provato Napolitano e si è dovuto arrendere poco dopo la conferma avvenuta. Ma con questa balzana idea state dicendo, signori che comandate in sfregio al popolo, che gli italiani, con il loro voto, non devono contare mai.
Un baratto da far votare a votare 345 anime morte
Tanto più se la “conferma” – il baratto – dovesse scaturire anche dal consenso di 345 parlamentari che dall’8 ottobre vagheranno in Parlamento come anime morte, perché considerate di troppo. E’ vero che rischiamo l’alternativa Romano Prodi, ma proprio qui sta il problema: le Camere che continuano ad essere l’arbitro dei traffici verso il Colle. E’ inaccettabile. E visto che mancano almeno due anni per la scelta del nuovo Capo dello Stato, c’è tutto il tempo per scrivere una riga in Costituzione: “Il presidente della Repubblica è eletto dal popolo italiano a voto universale, libero e segreto”. E basta manovre.